La scuola era finita. Il caldo soffocante era arrivato da qualche giorno. Il Concilio Vaticano II continuava. Il Governo, dopo le elezioni politiche del 28 aprile, sembrava ormai cosa fatta. Si diceva che il Presidente del Consiglio dei Ministri sarebbe stato Giovanni Leone. Ma sarebbe stato un governo breve, di transizione. Intanto su alcuni pali di legno della pubblica illuminazione erano state affisse delle tabelle di lamiera. Gelati Eldorado, sulla tabella era riportata la foto del gelato, con l’indicazione del relativo prezzo. Poi vi era l’annuncio di un concorso a premi. Chi avesse raccolto 30 legnetti, consegnandoli al rivenditore, avrebbe avuto in cambio un cappello da cowboy. Cappello in cartone. Don Mico Bellé aveva approntato l’emporio per l’ammasso del cascolo di bergamotto (bergamottella). Nell’androne coperto di casa Uzzolino, aveva piazzato un bilico, una stadera, alcune ceste, sacchi in iuta, ma soprattutto, l’immancabile e spledido cavallo Nino. La gioia di noi bambini e l’orgoglio di don Mico, che era felice quando andavamo a trovarlo ed a chiedergli di poterlo accarezzare. Don Mico sarebbe stato il finanziatore dei nostri acquisti di gelato, sia perché avrebbe acquistato il cascolo che avremmo raccolto, sia per la sua immensa ed estrema generosità, che lo spingeva ad alzare il prezzo a nostro favore, quando il raccolto non era sufficiente per l’acquisto del gelato. Ma per quanto cascolo ci potesse essere nei giardini, per quanto avesse potuto essere generoso don Mico, trenta legnetti erano una enormità. Non ce l’avremmo fatta, neanche entro la fine dell’estate. Il gelato era una nostra conquista, finanziato con la raccolta del cascolo o con piccoli servizi che rendevamo ai giovani del paese, come andare al tabacchino per acquistare una o due sigarette nell’apposita bustina. Ai genitori non osavamo chiederlo, non c’era spesso il companatico, per il pranzo quotidiano, figuriamoci il gelato. Ecco soccorrere il gioco di squadra, avremmo raccolto i legnetti in comune. Li avrebbe custoditi Lorenzo, che di natura diffidente non si fidava molto degli altri, mentre noi ci fidavamo molto di lui, in quanto era la precisione. Ogni trenta legnetti avremmo ritirato un cappello, che avremmo indossato a turno. Se avessimo conquistato più cappelli avremmo dimezzato, e via di seguito, i turni. Sia la Eldorado, sia la “putia” di Giordano ( u nzuddu) si rivelarono impreparati al nostro gioco di squadra. Infatti al signor Giordano erano arrivati solo un paio di cappelli, dalla Eldorado, che puntava molto sull’effetto difficoltà di raccolta dei legnetti. Per gli altri aspettammo fino alla fine dell’Estate. Ma la cosa si rivelò di favore, perché il signor Giordano era un uomo molto “giusto” e si dispiaceva di questa situazione, per cui ci scappava ogni tanto qualche gelato in più. Imparammo che il gioco di squadra è sempre vincente.
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