”Garantismo e Giustizialismo o Garanzia di Giustizia?”

Reghium NCDIl nostro Paese versa in una situazione di crisi valoriale senza precedenti. Si sente dire da più parti che la politica non è riuscita ad essere all’altezza della propria funzione e che ha fallito nel compito di risolvere la crisi economica che attanaglia il globo. Gli attacchi arrivano da più parti, spesso sono attacchi anche autorevoli, titolati, ma spesso sono attacchi indiscriminati e privi di un reale supporto a sostegno. Questi ultimi fomentano una popolazione già provata da una crisi che non è soltanto quella attuale, ma è una crisi di idee, di valori, di speranze per il futuro. Ma questo non può e non deve diventare un alibi per sferrare attacchi indiscriminati verso tutto e tutti. Il qualunquismo si nutre di questo sentimento di sfiducia e rabbia e certamente spetta alla politica ed alla società civile costruire solide basi democratiche. Ed il qualunquismo ha invaso anche i mezzi di comunicazione con modalità deformanti ed inquietanti, trasformando i giornali in squallidi salotti da pettegolezzo da offrire in pasto agli avventori quale banchetto ristoratore della loro fame di scandalo e notizia. Approfittando della audacia editoria della squadra del Garantista, arrivato nella nostra città con la sua ventata di novità, va rispolverato un argomento, che sommessamente sottopongo all’attenzione di tutti coloro che partecipano al dibattito sociale sul tema. A dire in vero, essa è una via che dovrebbe essere, invece e piuttosto, di dominio pubblico e ciò contribuisce a rendere ancor più evidente il disagio che questa comunità sta subendo quotinianamente. Abbiamo assistito increduli ai primi sussulti apostati di una sinistra che ha rinnegato i propri capisaldi in nome di un nemico da combattere con ogni mezzo, ma ci siamo lentamente e pacificamente assuefatti alla portata sempre più crescente del delirio “manettaro”. A fronte della assuefazione allo stupore, fa comunque sempre una certa impressione elaborare la circostanza di fatto che vede esistere i c.d. “giustizialisti” e i rivali “garantisti” tout court. Ed ancor più da inorridire viene se e quando in maniera assolutistica queste prese di posizione vengono assunte da tecnici e dagli “addetti ai lavori”. Le cause sono probabilmente riconducibili ad una “baraggia” dialettica e fors’anche gnoseologica nella quale siamo pigramente andati a cadere, ma in un Paese che voglia davvero dirsi democratico, giustizia e garanzie devono coesistere e viaggiare sempre a braccetto, in una sorta di bilanciamento degli interessi che deve necessariamente ispirarsi al diritto naturale prima ancora che a quello positivo. L’un principio non può escludere l’altro senza creare delle conseguenti spaccature in seno ad una democrazia che si ammala ogni giorno di più di un protagonismo insostenibile e tendenzioso. Si badi bene e si comprenda che va accolto con un sospiro di sollievo l’arrivo del suddetto quotidiano, proprio in nome di quel bilanciamento degli interessi e dei valori, quale benefico deodorante finalmente erogato in aria viziata di grettezza giudiziaria. Ma giustizia e garanzia sono due facce della stessa moneta, sulla quale c’è scritto che chi sbaglia paga, ma secondo regole di diritto. Ergo, se commetto un reato soggiaccio alla pena (giustizia) prevista da un codice di diritto sostanziale e secondo le regole dettate da quello di rito (garanzia). E proprio a proposito di norme, è l’intera previsione legislativa penale che viaggia in tal senso ed il combinato disposto del contenuto già dei soli articoli 1 e 6 del nostro Codice Penale esplica in maniera più che esaustiva il principio: <<Nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto come reato dalla legge, né con pene che non siano da essa stabilite (art. 1). Chiunque commette un reato nel territorio dello Stato è punito secondo la legge italiana (art. 6)>>. Rifiutando l’utilizzo di qualsivoglia forma di –ismo, vanno assolutamente prese le distanze da siffatto modo di argomentare, utilizzato da politici autoincensanti, propensi ad esasperare le contrapposizioni terminologiche, forse anche con l’obiettivo di sottrarre dal campo visivo dei cittadini quei valori di fondo, ai quali soli, viceversa, va riservata meritevole attenzione e tutela, in una moderna società liberale e democratica. Giustizia e garanzie esprimono valori positivi, seppur sotto diverse angolature e letti insieme costituiscono un binomio perfetto imprescindibile, in contrapposizione netta ai corrispondenti singoli astrattismi…, esacerbate esasperazioni. E lo stupore deriva anche dalla banalità del concetto, se è vero che sul terreno processuale non può esserci giustizia senza garanzie che non sfoci in despotismi e, viceversa, non può esservi garanzia di rispetto delle regole democratiche senza che la giustizia trionfi. Ma noi viviamo in un mondo in cui lo strillone ha superato in curva il giornalismo vero ed in cui lo scandalo “impalla” senza scampo i fatti realmente accaduti nella fotografia italiana. Orbene, appare evidente che la nostra società civile si trova di fronte ad una instauratio magna, una porta oltrepassata la quale, per dirla con Bacone, multi pertransibunt et augebitur scientia, e dunque ciascuno può liberamente contribuire all’avanzamento indefinito del sapere. Ma a tutto c’è un limite. Ora, non c’è certamente da pretendere che il buon Sansonetti cambi il nome della Sua Creatura, anche per non lasciar soffocare il Paese nell’aria viziata di cui sopra, ma che risulti necessaria la divulgazione di una visione finalmente bipolare e sistematica dei valori inopinatamente e tragicamente messi in contrasto tra loro è auspicio che va riposto anche tra le pagine del suo giornale, ma soprattutto nella coscienza di ciascun operatore dell’informazione e tra i protagonisti del dibattito politico e civile, per potere dare inizio e vita al miracolo di assistere, un giorno, ad una tribuna tecnica e sociale, che smetta di blaterare di giustizialismo e garantismo per lavorare al concetto di garanzia nella e della giustizia.
Il pres. Ernesto Siclari

 

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