Riina: intercettavamo Borsellino

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17:39 – Da alcune conversazioni fatte da Totò Riina con un compagno di carcere, risulta che la mafia teneva sotto controllo il telefono del giudice Paolo Borsellino o dei suoi familiari. In una di queste conversazioni,  intercettata dagli investigatori, il boss dice “Sapevamo che doveva andare là perché lui gli ha detto: ‘domani mamma vengo'”. E continua raccontando di avere cercato di uccidere Borsellino per anni. “Una vita ci ho combattuto una vita… La’ a Marsala (il magistrato lavorava a Marsala ndr)”. E poi, confermando che a innescare l’esplosione sarebbe stato il telecomando piazzato nel citofono dello stabile della madre del magistrato in via D’Amelio, racconta “Minchia lui va a suonare a sua madre dove gli abbiamo messo la bomba. Lui va a suonare e si spara la bomba lui stesso. E’ troppo forte questa”. Per i magistrati che hanno indagato, Cosa Nostra avrebbe predisposto una sorta di triangolazione: un primo telecomando avrebbe attivato la trasmittente, poi suonando al citofono, il magistrato stesso avrebbe inviato alla ricevente, piazzata nell’autobomba, l’impulso che avrebbe innescato l’esplosione. La tecnica sarebbe simile a quella usata per l’attentato al rapido 904 per cui Riina e’ stato recentemente rinviato a giudizio come mandante. Questo tipo di innesco di solito viene usato quando è pericoloso o impossibile, per chi deve agire, rimanere vicino al luogo dell’esplosione.

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About the Author: Katia Germanò