Il paese era invaso dai fantasmi

La vastità del paese, composto da tre frazioni, unita al fatto che, malgrado la giovanissima età, in occasione delle scorribande di gioco, lo percorrevamo in lungo ed in largo, sia pure accompagnandoci ai ragazzini più grandicelli, costituiva un reale pericolo. Il paese era disseminato di luoghi pericolosi. L’orrido di Pietre di Nava, alla periferia di Nasiti. Le “gebbie” (vasche) di raccolta delle acque per la irrigazione. Il tunnel di raccolta acqua per l’acquedotto in contrada Morello ed i tunnel di ispezione della condotta. Le “sene” (curve di immissione nei tunnel intubati di attraversamento delle strade e dei torrenti) del canalone del Consorzio irriguo. Per non parlare della Officina elettrica di San Vincenzo o dei salti di immissione nel Calopinace dei torrenti Prumo ed Asparella. Dovunque c’era pericolo. Dovunque c’era pericolo, c’era un fantasma. I grandi, nelle loro conversazioni serali, attenti a non farsi sentire da noi ragazzini, per non terrorizzarci, raccontavano dei fantasmi avvistati da qualcuno in quei luoghi. Ecco che a Pietre di Nava si aggirava il fantasma di un vecchio prete, alto circa tre metri, con in testa un cappello proporzionato, il quale camminava, camminava, ma restando sempre allo stesso posto. Nelle varie gebbie erano stati avvistati fantasmi con sembianze di donne bellissime, bionde ed occhi celesti, che ti invitavano a raggiungerle in fondo alla vasca. Si diceva di uomini che erano stati ritrovati morti soffocati, dall’abbraccio dei fantasmi, dalle sembianze femminili. Nelle sene del Consorzio irriguo erano stati avvistati ripetutamente fantasmi dalle sembianze di schiavi incatenati. Mentre, all’officina elettrica e nei salti dei torrenti erano stati avvistati spesso fantasmi dalle sembianze mostruose. Per quanto fossero attenti, i grandi, finivamo sempre per ascoltare quelle storie e rimanerne terrorizzati. Ci tenevamo a debita distanza da quei luoghi. Spesso, in folto gruppo, ci appostavamo, sempre a debita distanza, per cercare di avvistare qualcuno di quei fantasmi, ma senza successo. Certo è che, se i fantasmi si fossero allocati anche al centro del paese, forse avremmo evitato qualche frattura di braccia e gambe o la perdita di qualche dente in più. Io per esempio mi sarei potuto evitare una perenne cicatrice sulla gamba sinistra, se ci fosse stato un fantasma anche sulla “canaletta” dietro la Chiesa di Riparo, all’epoca fatta di pericolosissima ( e taglientissima) lamiera.

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