In una società sempre più alla deriva, non solo etica, ma anche culturale, dominata da un relativismo che abbatte ogni punto di riferimento positivo, l’uomo perde, oltre che se stesso, anche il senso della propria dimensione umana. La società stessa si presenta come un cumulo di macerie, un immenso contenitore ammaccato dove tutto ed il contrario di tutto si mescolano creando un miscuglio morale, a causa del quale, molto spesso, non solo il limite tra legalità ed illegalità diventa quasi impercettibile, ma soprattutto ogni certezza e qualsivoglia senso di giustizia iniziano pericolosamente a scricchiolare. Probabilmente è per questo che si avverte l’esigenza di avere figure di riferimento sulle quali riporre ciecamente la propria fiducia. Individui che, al di là di ogni posizione personale e politica, e di ogni rivendicazione di parte, rappresentano, nell’immaginario collettivo, l’esempio, quasi tangibile, dell’opposizione, del riscatto e del rinnovamento. È cosi che a noi giovani sindacalisti dell’UGL piace ricordare Paolo Borsellino e tutti gli uomini che lo hanno accompagnato nella sua vita terrena, ed in primo luogo gli uomini della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Uomini, che, in piedi tra le rovine, hanno insegnato, in primo luogo, che lottare contro la criminalità organizzata è un dovere di tutti, al di là del ruolo che si occupa nella società, in secondo luogo, che è necessario coniugare alla lotta la fase altrettanto importante della ricostruzione su nuovi e più resistenti pilastri. Quel pomeriggio di 22 anni fa, con la strage di via d’Amelio che ha provocato la morte di Borsellino e degli uomini della sua scorta, l’Italia, tutta, ha perso un’occasione importante. Ma ci resta senz’altro un’eredità importante, fatta di valori, principi ed esempi. Ed è da questi aspetti imprescindibili che diventa necessario ripartire per porre le prime fondamenta della società che vogliamo per il nostro futuro. Lo dobbiamo non solo a noi stessi ed alle generazioni che verranno ma anche a quegli uomini che, lottando in trincea contro un nemico a tratti sconosciuto, hanno sacrificato le loro stesse vite, senza chiedersi se ne sarebbe valsa la pena, come molto spesso si sente dire oggi.
Luigi Iacopino
Addetto stampa Ugl Giovani Calabria