Giorgio Almirante, leader storico della destra italiana diceva: “Noi siamo caduti e ci siamo rialzati parecchie volte. E se l’avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarci”. Queste sono le parole che aprono l’incontro sul volume “Fronte della Gioventù – La Destra che sognava la rivoluzione mai raccontata”, un libro scritto da Alessandro Amorese e presentato dal Centro Studi Tradizione e Partecipazione a Reggio Calabria. Una città, la nostra, che per anni è stata il laboratorio di una destra capace di uscire dalle logiche del partito e diventare rivoluzione. Uno dei capitoli è infatti dedicato proprio alla Rivolta di Reggio Calabria, quando la popolazione reggina insorse contro la scelta di fare Catanzaro capoluogo della Regione. Questo però non vuole essere un incontro nostalgico, come ha giustamente sottolineato Giuseppe Agliano, moderatore dell’incontro, ma un’occasione che diventa necessaria perché “le tematiche cui parlava quella generazione – sottolinea l’autore Amorese– sono la sovranità nazionale, la politica estera, l’identità di questa benedetta Italia; l’identità di questa Europa che esiste, non esiste, non si capisce. E tante altre come l’ecologia, le città omologate”. Il libro inoltre conferma il ruolo di questa città “Reggio Calabria– asserisce lo scrittore- è una delle poche rivolte vere, quindi non indotta da altri, è una rivolta che nasce dal basso, anche lo stesso MSI all’inizio non la capisce, non la comprende, anzi forse in un primo momento la contesta pure”, insomma un movimento di popolo, di appartenenza, di cui si divrebbe ancora discutere con le nuove generazioni perchè “In questo momento un sedicenne non sa nulla dei ‘Boia chi molla’, di Ciccio Franco e di quella rivolta. Scrivere e tramandare serve anche a questo”. L’autore Alessandro Amorese traccia anche una distinzione tra rivolta e rivoluzione ribadendone la differenza sostanziale e riconoscendo che tra le due nel periodo “attuale c’è più bisogno di rivoluzione, perché la rivoluzione è più netta”. Amorese ha continuato dicendo che Reggio ha rappresentato una “delle capitali della destra”, parlando della storia del Fronte della Gioventù e infatti lo ricorda bene anche l’ex Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che in quegli anni ricopriva la carica di Presidente Nazionale del Fronte della Gioventù e che conferma come quella “non era più la destra che era racchiusa nel ghetto, ma era la destra che si apriva all’esperienza di governo”. Un movimento che passava quindi “dalla protesta alla proposta” e che nel giro di pochi anni era riuscito a riunire ed ad attirare attorno a sè un mondo giovanile sotto temi sentiti da loro come urgenti e soprattutto più vicini. Una nuova destra insomma che aveva come segni distintivi anche un insieme di laboratori che parlano di cortei, di occupazioni scolastiche e che Scopelliti rammenta con piacere, poichè erano “un’apertura verso un mondo di prospettive, che doveva e voleva cambiare”. Dunque oggi risulta fondamentale ricominciare a parlare di quell’epoca politica e di quelle vicende, perché viviamo un presente in cui la cultura di destra deve riacquistare quel moto d’orgoglio del passato per rivendicare la sua presenza sulla scena politica.