L’attesa è finita. I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano, dopo una breve camera di consiglio, hanno assolto Silvio Berlusconi nel processo per il caso Ruby. Come si ricorderà, poco più di un anno fa, esattamente il 24 giugno del 2013, il leader del centro-destra italiano era stato condannato, in primo grado, dai giudici della quarta sezione penale a sette anni di carcere per i reati di concussione e prostituzione minorile, mentre la difesa, costituita da Franco Coppi e Filippo Dinacci, aveva chiesto l’assoluzione adducendo l’insussistenza dei fatti contestati. Il sostituto Procuratore generale di Milano, Piero De Petris, invece, non più tardi di una settimana fa aveva chiesto di confermare proprio in appello la condanna inflitta in precedenza. In occasione del dibattito verificatosi sono state diverse le argomentazioni fatte valere, dalla dubbia utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche in questo processo alla telefonata in Questura tra il 27 e il 28 maggio del 2010, dalle presunte pressioni e minacce di Berlusconi perché la giovane venisse rilasciata al ruolo di Nicole Minetti, sino ad arrivare alla discussione avente come oggetto lo stesso reato di prostituzione minorile. Proprio in merito a quest’ultima circostanza, da un lato, Piero De Petris ha sostenuto la certezza dell’evento, e cioè l’avvenuto sesso a pagamento con una ragazza di cui Berlusconi conosceva la minore età, dall’altro, la difesa ha parlato di congetture che servono solo a puntellare prove inesistenti. Ma quella di oggi è stata una mattinata più che intensa, soprattutto in considerazione delle conseguenze che si avranno in futuro, ove si consideri che per circa quattro anni, Silvio Berlusconi è stato oggetto di attacchi non solo politici, ma anche mediatici, molto pesanti. Quel che è certo è che, al di là delle ipotesi e delle più o meno personali ricostruzioni, resta un dato deciso. Silvio Berlusconi è stato assolto dai giudici dell’Appello, secondo i quali, innanzitutto, in merito all’accusa di prostituzione minorile, il fatto non costituisce reato. Inoltre è stato rilevato che non risulta neppure provato che i due principali protagonisti della vicenda, ovvero l’ex Presidente del Consiglio e la minorenne “Ruby”, abbiano avuto rapporti sessuali. A ciò si aggiunga che la stessa Ruby ha negato chiaramente che questi rapporti si siano verificati. In merito, invece, all’accusa di concussione è stato deciso che il fatto non sussiste. Secondo quando emerso dalla decisione di oggi, quindi, se ad Arcore si è verificato qualcosa, e molto probabilmente si è verificato, questo qualcosa ha avuto come attori individui adulti consenzienti o tali erano stati reputati. La condanna inflitta in primo grado è stata, dunque, integralmente cancellata. Non solo cade l’accusa di sesso a pagamento con una minorenne, ma cade anche il machiavellico teorema delle presunte minacce rivolte da Berlusconi ai poliziotti, ai quali, secondo l’accusa, l’ex premier, quella notte di quatto anni fa, avrebbe finanche “ordinato” di violare la legge, con la consegna della giovane, creduta parente dell’ex Presidente dell’Egitto, Hosni Mubarak, a Nicole Minetti.