Il rinvio a giudizio di Naccari Carlizzi era ampiamente scontato, soprattutto nel momento in cui l’opinione pubblica ha preso atto, in preda ad evidente sconcerto, del contenuto delle attività d’indagine che ha offerto ampio riscontro all’attività di denuncia della Dott.ssa Maria Carmela Arcidiaco. Il pubblico ministero, il Dott. Mauro Tenaglia, ha lucidamente esposto le ragioni per le quali la reazione giudiziaria di Naccari contro la Dott.ssa Arcidiaco fosse meritevole di collocazione tra gli archivi del Ce.dir. Tant’è che l’opposizione di Naccari rispetto la conclusione del pm segna una resa incondizionata per i fantasiosi teoremi dell’ex assessore regionale del PD circa una calunnia e/o una diffamazione ch’egli avrebbe subito da parte della Arcidiaco. La situazione non cambia neppure con riferimento al presunto abuso d’ufficio di cui, a solo dire dell’imputato Naccari, avrebbe beneficiato l’Arcidiaco. Davanti ad un quadro giudiziario cosi chiaramente delineato, la doppia “batosta” è indiscutibile per Naccari ma, lo è ancor di più per chi, i soliti chiacchieroni, non ha provato pudore anche ad insinuare pubblicamente che sia rimasto vittima di immaginarie attività di manipolazione di quelle prove definite “casalinghe”, ma che sono apparse non solo al pm, genuine ed incontaminate.
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