Muore all’età di 90anni, Nadine Gordimer, scrittrice sudafricana e Premio Nobel per la Letteratura nel 1991. In un comunicato molto sintetico, la famiglia ha spiegato che la scrittrice è morta “serenamente”, nella sua casa di Johannesburg, alla presenza dei figli Ugo e Oriane, dopo una lunga malattia.
La scrittrice era da tempo malata di cancro al pancreas, lei stessa aveva dato la notizia durante un’intervista. Il suo impegno civile l’ha portata ad essere costantemente in prima linea contro ogni razzismo. Schieratasi più volte contro la politica dell’apartheid, si era iscritta al partito di Mandela, l’African National Congress, quando era ancora fuorilegge.
Inoltre, si è battuta per i malati di Aids, altra piaga di un Sudafrica ancora perseguitato, e per tanti altri dimenticati dal mondo, perché, come disse poco prima della vittoria al Nobel, “non posso deprecare solo l’apartheid quando l’ingiustizia umana è ovunque”. Fra i suoi numerosi romanzi ricordiamo: Storia di mio figlio, I giorni della menzogna, L’aggancio, La figlia di Burger, Nessuno al mio fianco, Luglio – messo al bando sia dagli oltranzisti dell’apartheid sia dai promotori del Sudafrica multirazziale perchè “Razzista, arrogante e paternalistico” – e il recente Ora o mai più, oltre a diverse raccolte di racconti (in Italia tutti tradotti da Feltrinelli).
Tra i premi vinti dalla Gordimer nella sua lunga carriera, anche il Booker Prize nel 1974, con il romanzo Il Conservatore, e il Grinzane Cavour per la Lettura nel 2007. Nella motivazione della giuria per la vincita del premio Nobel, si legge: “esser stata di enorme beneficio all’umanità grazia alla sua scrittura magnifica”. Sua la celebre citazione: “Uno scrittore professionista è un dilettante che non ha mai smesso di scrivere”.