NBA: “I’m coming home”

È bastata una frase a LeBron James per fare impazzire il mondo. Come per Jordan  nel 95, quando scrisse “I’m back” in un fax inviato alla dirigenza Bulls, enunciando il suo ritorno dopo l’autoesilio nel mondo del baseball. Sia chiaro, non mi sto adoperando in paragoni azzardati, constatandone l’impossibilità di tale azione in quanto James è, presumibilmente, solo a metà carriera. Possiamo però provare a capire che tipo di situazione troverà al suo ritorno nel nord est dell’Ohio.

GIOCATORI- Solo Anderson Varejao mostrerà un viso conosciuto a LeBron James, i due infatti si rispettano molto e LeBron lo ha sempre considerato “Il mio miglior compagno di squadra a Cleveland”; tutti gli altri saranno volti nuovi tra cui troneggierà Kyrie Irving, già 2 volte All Star ed MVP della partita delle stelle scorsa, svoltasi a New Orleans. I due possono formare una grande coppia sull’asse Play-Ala, forse la migliore della lega. Nella lettera inviata da King James a Sports Illustrated dove esprimeva la sua scelta e le sue motivazioni, si riferisce ai suoi prossimi compagni dicendo che “Mi troverò in una squadra giovane con un nuovo coach.

Farò la parte dell’uomo saggio.” e dichiarando apertamente di partire svantaggiato ma la cosa non lo infastidisce “Non sto promettendo un titolo, non siamo pronti ora, sarà un lungo processo in cui verrà testata la mia pazienza, ma farò di tutto per tenere questo gruppo assieme ed aiutarli a raggiungere gli obiettivi prefissati”. Insieme ad Irving e Varejao, troverà Dion Waiters, Tristan Thompson e Andrew Wiggins, quest’ultimo considerato il prossimo LeBron ai tempi del liceo e neo prima scelta assoluta.
ALLENATORE-

Secondo molti esperti NBA, coach David Blatt sarà una manna santa per LeBron James. La sua esperienza a livello mondiale, il suo modo di intendere la pallacanestro e, soprattutto, la sua leadership sono gli ingredienti che servono a LeBron per migliorare a livello individuale e di approccio alla squadra.

Il neo campione dell’eurolega sulla panchina del Maccabi, troverà però, una situazione un po’ più complessa di quello che sembra: dovrà gestire i minuti tra Waiters, Wiggins e James, con i primi due giovanissimi e pronti ad esplodere, dovrà far coesistere Irving e James cercando di capire, nel frattempo, se Bennett è carne o pesce, e tutelando Varejao degli infortuni che lo tormentano periodicamente. Sono una serie di problematiche che hanno bisogno di essere viste nel tempo che ci divide con l’inizio della stagione, ma che, invero, vorrebbero averli tutti questi problemi.

CITTÀ- È stata quella lettera di Dan Gilbert a far scatenare l’odio verso LeBron e ne è servita un’altra di James per sedare gli animi e fare pace. “Sento che ho delle responsabilità verso i ragazzi del nord est dell’Ohio, il posto dove io sono cresciuto, dove ho iniziato a giocare, dove ho pianto, dove ho camminato, dove ho sanguinato. Ha un posto speciale nel mio cuore.” Tutto alle spalle, quindi, come le maglie bruciate o i booo riservati al ragazzo di Akron. LeBron ha chiesto scusa per la Decision “Ho sbagliato, è stata una idea del mio agente ed il motivo per cui non lo è più (sostituito da Rich Paul, nde).

Se potessi tornare indietro farei scelte differenti, ma non posso. Miami è stato un college per me che mi ha reso migliore sia come uomo che come persona”. Ricucito anche il rapporto con il proprietario Dan Gilbert, i due hanno fatto pace durante il loro incontro a Las Vegas. La situazione non sarà semplice, ma come LeBron James ha dichiarato nella fine della sua lunga lettera “Accetto la sfida. Torno a casa.” Bentornato.

RC

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