La Città Metropolitana è, probabilmente, la più grande e storica occasione di crescita che l’intera collettività reggina abbia mai avuto. Tuttavia, gli aspetti che si tendono ad analizzare pubblicamente riguardano quello finanziario e quello statutario. Spesso, troppo spesso, si presenta la futura Città Metropolitana come chiave di volta per uscire da una situazione di degrado che, tranne rarissime parentesi, dura oramai da decenni. Si confida e ci si affida ai futuri finanziamenti europei previsti per le aree metropolitane, sperando che arrivino presto e possano così ripartire interi settori produttivi fermi o in profonda crisi, come quello edilizio. Ovviamente, la Città Metropolitana darà respiro a tutto il territorio, permettendo tanto l’accesso a tali fondi, quanto una maggiore autonomia gestionale sulle entrate tributarie. Tutto ciò in prospettiva, o meglio, sottoposto a condizione. Infatti, fino a quando non sarà costituita la Città Metropolitana, oggi solamente istituita, questi fondi e questa maggiore autonomia tributaria restano intenti e possibilità, ma nulla di più concreto. Sono anni che si parla di aree e città metropolitane, ma di fatto, ad oggi, nulla è cambiato. Inoltre, ammesso che, in questo preciso momento politico nazionale, l’iter legislativo per la costituzione delle Città Metropolitane rientri tra le priorità dell’agenda governativa, rimarrebbe l’ultimo ostacolo da superare, ossia la maggiore autonomia di cui attualmente godono i Comuni (e quindi i Sindaci, gli Assessori ed i Consiglieri) rispetto a quella di cui disporranno all’indomani della costituzione della Città Metropolitana. Si pensi, ad esempio, al Piano di Sviluppo Urbano, alle eventuali società miste, al Piano Triennale delle Opere Pubbliche, a nomine ed incarichi, ecc., ecc., ecc.; tutte funzioni attualmente esercitate in autonomia dalle diverse amministrazioni comunali che un domani dovranno, rinunciando a tali prerogative, confluire nella Città Metropolitana. Non si tratta di gufare su quella che certamente è la più grande occasione di crescita e di sviluppo del territorio, ma di capire che, nelle more di tutto ciò, Reggio non può stare ferma ed attendere.
Se ci volessero ancora altri tre, quattro, cinque o vent’anni anni per completare l’iter legislativo della costituzione della Città Metropolitana e trovare l’intesa con tutti i comuni della Provincia in tal senso, Reggio come farebbe a resistere e sopravvivere, visto anche l’umiliante ed irriguardoso piano di rientro decennale provocato dalla folle gestione delle ultime due legislature comunali? A nostro modesto parere, in questo frangente, è necessario, forse imperativo, individuare rapidamente fonti di sviluppo socio-economiche che non dipendano esclusivamente dai contribuiti nazionali o europei. Nessuno ha la bacchetta magica per sapere, a priori, quali siano i settori economici in grado di spingere la Città verso lidi sociali migliori, ma, considerate le condizioni finanziarie dell’Ente e le potenzialità del territorio, pensiamo possa essere utile concentrarsi su alcune nostre tipicità. Certamente il turismo, inscindibilmente legato all’ambiente, al paesaggio, ai beni culturali, alla capacità recettiva ed ai trasporti, è una di queste peculiarità cui, però, affiancare altre ricchezze e caratteristiche territoriali, siano esse storiche e tradizionali, quali agricoltura, zootecnia ed artigianato (si pensi alla seta, al bergamotto, all’olio, al vino, agli insaccati, ai prodotti sottolio, ecc.,), siano esse moderne e pionieristiche, quali la produzione di energia fotovoltaica, eolica, marina o geotermica attraverso lo sfruttamento delle fonti naturali e di alcuni brevetti già depositati dall’Università del Mediterraneo. Siamo assolutamente convinti che queste non siano chiacchiere, così come siamo altrettanto convinti che non sia più possibile aspettare e delegare, facendoci narcotizzare dalle solite storie sulle riforme.
Il Portavoce
Giuseppe Musarella