«Per il 2014 emergono segnali di crescita, sebbene ancora moderati e differenziati tra le diverse aree, il riavvio dell’attività delle regioni centro-settentrionali non si è ancora esteso a quelle meridionali, meno aperte agli scambi internazionali» spiegano i tecnici di Bankitalia. Ciò significa che il Pil in Italia risulta in crescita, ma in maniera disomogenea, cresce dunque al Nord Ovest, ma non al Meridione. Nel 2013, infatti la flessione del Prodotto Interno Lordo è stata maggiore e cioè -4% e più accentuata rispetto al 2012 in cui si registrava un -2,9, nel Sud Italia. Mentre si è attenuato il calo nel Centro, si è passati al -1,8, dal -2,5 dell’anno prima, nel Nord Est al -1,5, dal -2,5 del 2012 e soprattutto nel Nord Ovest dal -2,3 dell’anno precedente, al -0,6 . Per il Mezzogiorno invece, a dicembre del 2013, il tasso si è attestato all’8%, a fronte del 6,2% del Centro Nord. Tra le regioni meridionali, la Calabria registra il valore più elevato, l’8,8%. Questo accade, spiegano i tecnici di Palazzo Koch, perchè le imprese del Sud Italia pagano letteralmente l’arretratezza del territorio in cui operano, il fatto che siano più piccole, la loro poca inclinazione alle esportazioni e soprattutto la più elevata rischiosità delle imprese meridionali. Questa, è dovuta a fattori negativi che incidono sulla produttività e cioè le infrastrutture inadeguate, le amministrazioni inefficienti, la carenze di capitale umano e l’illegalità.