“L’iniziativa avviata a Cosenza di promozione dell’Igp Olio di Calabria è assolutamente positiva, ma è altrettanto necessario che le norme di tutela che individuano il ‘cultivar’ olivicolo tipico ricomprendano non solo la drupa ‘Carolea’, coltivata intensamente nell’area centrale e nel nord della Calabria, ma anche l’Ottobratica Sinopolese, frutto che monopolizza quasi interamente la tipicità dell’area di Gioia Tauro, fino ai contrafforti aspromontani”. Lo afferma in una dichiarazione, il presidente della seconda Commissione, ‘Bilancio, programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione europea’, Candeloro Imbalzano. “Non mi convince – sostiene Candeloro Imbalzano – che il riconoscimento dell’IGP sia strettamente legato alle particolari specializzazioni di una microarea, tant’è che nella dirimpettaia Sicilia, tutti i ‘cultivar’ – e sono una trentina! – sono stati recuperati nel progetto IGP di quella regione con forte soddisfazione di tutti i produttori agricoli e delle loro associazioni. Il tentativo messo in atto dal Comitato promotore IGP Calabria, e lo dico con chiarezza inequivocabile – dice ancora Imbalzano – di fissare un carattere primario alla scelta di considerare la drupa ‘Carolea’ ai fini del riconoscimento dell’IGP come coltivazione preminente e generalizzata in quasi tutta la Calabria, è inesatto e fuorviante. E’ indubbia, invero, la mancata diffusione omogenea della ‘Carolea’ su tutto il territorio regionale per la non adattabilità agli ambienti pedoclimatici, soprattutto nella provincia di Reggio Calabria. Dico questo, a scanso di equivoci – sottolinea il presidente della seconda Commissione – che sia necessario riscrivere le linee guida poste alla base della giusta richiesta di riconoscimento dell’IGP Olio Calabria, evitando incomprensibili sperequazioni ai danni di intere provincie della regione Calabria, oltre Reggio, una vasta area tra Cosenza e Crotone e buona parte del vibonese. Voglio ancora ricordare – insiste Candeloro Imbalzano – che numerose aziende olivicole della provincia di Reggio Calabria hanno dato corso a ingenti spese di investimento per adattare i propri alberi con particolari potature, come dettato dai Psr regionali, ai fini della produzione di olio extravergine, e procedendo all’acquisto di nuove macchine per la raccolta e la lavorazione delle drupe. Da qui – conclude Candeloro Imbalzano – è necessario urgentemente che il Comitato promotore rivisiti l’art. 5 del Disciplinare, sulla scorta dell’esperienza siciliana, che non ha svantaggiato, intelligentemente nessuno, espandendo ‘a macchia d’olio’ – è il caso di dirlo – su tutto il territorio regionale un importante strumento di promozione economica e sociale per tutti i produttori”.
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