Il regista del film dedicato alla squadra neroarancio ci racconta le prime giornate di lavoro. Emerge una cittadinanza fortemente legata ad una società e a una maglia che, negli anni, hanno oltrepassato i confini puramente sportivi
Inizia a prendere corpo il progetto cinematografico realizzato dalla “Global Vision” che vede protagonista la società cestistica neroarancio. Le riprese del documentario dedicato alla Viola, realizzate con Rai Cinema che nel dettaglio curerà la distribuzione sul circuito televisivo e su quello dei festival, sono iniziate qualche giorno fa a Reggio Calabria e, come afferma il regista Enrico Ventrice, “l’avvio della macchina da presa è stato il migliore possibile”. “Siamo riusciti – ha continuato Ventrice – a fare tutto quello che era previsto dal piano di produzione e anche qualcosina in più, che inizialmente non avevamo pianificato. La città di Reggio si è messa completamente a disposizione, segno che la Viola è ancora nel cuore di tutti. Sono stato piacevolmente sorpreso dal ricevere alcune telefonate di tifosi che volevano semplicemente chiedermi come stava andando il lavoro. Alcuni volevano farmi avere del materiale, fotografie piuttosto che ritagli di articoli di giornale conservati con cura nel corso degli anni, solo per offrire un piccolo contributo alla realizzazione del documentario”. Il legame tra la squadra del Presidente Branca, autore del libro ‘Che anni quegli anni’ a cui il film è ispirato, e la cittadinanza è robusto e appassionato. I tanti tifosi neroarancio hanno sempre dimostrato, al di là dei risultati sportivi, la vicinanza alla compagine. “Una persona in particolare – ha sottolineato il regista della pellicola – palesemente commosso mi ha detto: ‘Finalmente ho dato un senso a questa raccolta di materiale sulla Viola che ho fatto per anni; adesso so che è servito a qualcosa!’. Durante le interviste che ho realizzato, ho letto negli occhi dei protagonisti un profondo attaccamento a questa città. Giocare per la Viola, o comunque avervi fatto parte, ha indubbiamente lasciato il segno. E’ estremamente evidente. Far riemergere quei ricordi – ha concluso Enrico Ventrice, supportato in questo lavoro dalla collaborazione del coautore Francesco Frangipane – non può lasciare indifferenti, anche a distanza di tanti anni; e questa è una constatazione magnifica”.