Nei giorni scorsi si è riunito il Comitato Politico Federale del Partito della Rifondazione Comunista. Dopo aver analizzato il risultato ottenuto alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, dove sarà presente insieme a Curzio Maltese e a Barbara Spinelli la compagna Eleonora Forenza (della segreteria nazionale di Rifondazione), che il partito, a livello provinciale, ha sostenuto e votato, le compagne e i compagni non hanno dimenticato di porre la propria attenzione su di un tema tenuto volutamente in sordina dai partiti di governo, ovvero il trasbordo delle armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro e la loro successiva distruzione nelle acque del Mediterraneo. Per Rifondazione Comunista è l’ennesima occasione in cui sono imposte scelte da parte del Governo a scapito di un’area che già subisce, nonostante le forti proteste della popolazione, le inaccettabili decisioni di costruzione di impianti quali inceneritori, rigassificatori e altri ecomostri dannosi per la collettività ed inutili per lo sviluppo dell’economia locale. Il Prc ritiene inammissibile la superficialità con cui i componenti del Consiglio dei Ministri hanno condotto un’operazione di tale portata, di concerto con altri organismi internazionali, senza rendere edotta preventivamente la cittadinanza e le istituzioni locali, che, tradite e mortificate da una classe politica sempre più distante, percepiscono di non avere alcun mezzo per opporsi a tali scellerate scelte. Nel frattempo, infatti, nonostante l’opposizione della popolazione locale, le operazioni sono già cominciate. La nave USA “Cape Ray” attende nella rada del porto l’arrivo del cargo danese “Ak Futura” proveniente dalla Siria, previsto per mercoledì 2 luglio, al cui interno sono contenute circa 570 tonnellate di gas letali ed agenti chimici altamente tossici, creati appunto per lo scopo di uccidere l’uomo. Oltre ai rischi connessi alle operazioni di trasbordo vere e proprie, che vedranno direttamente impiegato un gruppo di sfortunati portuali (mentre l’intera area del porto sarà evacuata e sottoposta a sorveglianza militare) e che potrebbero consistere nel versamento involontario di quantità variabili di tali sostanze nelle acque del porto, il Partito esprime forte preoccupazione anche per le operazioni successive che consisteranno nella cosiddetta “neutralizzazione” o meglio distruzione di tali sostanze in mare aperto, in una zona non ben precisata del mar mediterraneo tra Italia e Grecia, che potrebbe comportare una pesante contaminazione delle acque mediterranee. A farne le spese saranno soprattutto i residenti delle regioni costiere. Nonostante alcune domande non abbiano trovato ancora una risposta, ad esempio su quale sia la reale provenienza di queste armi e chi le abbia effettivamente prodotte, ci si chiede quali interessi abbiano portato a tali scellerate decisioni, ovvero perché il porto di Gioia Tauro sia sempre protagonista di “tristi” vicende e mai oggetto di veri investimenti per lo sviluppo del nostro territorio. Ci si chiede, ancora, perché lo smaltimento di tali sostanze debba essere condotto dai marines americani nelle acque chiuse del mar mediterraneo e non piuttosto in acque oceaniche dove tale procedura presenterebbe un impatto ambientale di gran lunga inferiore. Comunque vadano le cose un dato è incontrovertibile: con la sordità della classe politica di governo e con lo scoraggiamento della popolazione locale è stato creato un precedente che spalanca le porte a qualunque altra decisione di questa natura a scapito della nostra terra.
Il Comitato Politico Federale
Il Segretario Federale
Nicola Limoncino