Lo scorso Sabato 21 Giugno, tra la marea umana di persone che ha accolto Papa Francesco a Sibari, dove si è concluso l’ultimo atto della sua intensa giornata calabrese, con la celebrazione della Santa messa, c’erano anche i formidabili ragazzi della Web Radio O2, guidati magistralmente dal prof. Bruno Gioffrè, che hanno realizzato una serie di video molto belli, ricevendo i complimenti da tutti i presenti, compreso l’Arcivescovo Giuseppe Nunnari. La proiezione dei filmati degli studenti è stata accompagnata dalla musica del gruppo di Cristian Music Bagnaduna, durante l’animazione che ha preceduto la celebrazione. I componenti della “Bagnaduna”, una giovane band composta da Fabio Dursi (chitarra acustica e voce), Giuseppe Sartore (voce), Enrico Martire (chitarra elettrica e voce), Lorenzo Piccoli (percussioni), Mario Orlando (basso), Francesco D’Agostino (batteria), e Camillo Maffia (tastiere e piano) hanno deciso di mettere in pratica la Parola, non solo con la loro vita, ma anche con lamusica. Un’impresa ardua ma bellissima quella di credere per vivere, che accomuna questa band e che li ha spinti ad una nuova avventura: quella di una “evangelizzazione cantata”, nella quale emerge l’esperienza di fede che li caratterizza e che suscita emozioni indescrivibili in chi ha conosciuto Cristo e curiosità in chi vorrebbe intraprendere questo viaggio con Lui. Prima di giungere a Sibari il Papa ha visitato il carcere di Castrovillari e incontrato Nicola Campolongo, il padre del piccolo Cocò, il bambino di tre anni barbaramente bruciato e ucciso, insieme al nonno e alla compagna di questi, in un regolamento di conti dalla ‘ndrangheta a Cassano allo Jonio.Egli, davanti ai 180 uomini e donne detenuti nel carcere di Castrovillari, ha affrontato il tema del rispettodei diritti fondamentali dell’uomo e il pieno reinserimento della persona, che non avviene come termine di un percorso solamente umano, perché in questo cammino entra anche l’incontro con Dio, la capacità di lasciarci guidare da Dio che ci ama, che è capace di comprenderci e perdonare i nostri errori. Il Papa ha concluso augurando ai detenuti che il loro tempo di detenzione non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, durante il quale chiedere e ottenere da Dio questa grazia.Ha, inoltre, incoraggiato i dirigenti, gli agenti di polizia carceraria e tutti coloro che operano nel penitenziario, di accompagnare e sostenere, concretamente, l’impegno di un effettivo reinserimento nella società, perché quando la finalità del reinserimento dei detenuti viene trascurata l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e la società.Durante l’omelia il Pontefice ha usato parole molte dure e dirette: «Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, non sono in comunione con Dio e sono scomunicati». La ‘ndrangheta, secondo Bergoglio, è adorazione del male e disprezzo del bene comune; il male va combattuto e allontanato. Quindi, ha chiesto di combattere apertamente la ‘ndrangheta, perché la Chiesa, impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Il Papa si è, quindi, rivolto ai giovani, dicendo loro di non lasciarsi rubare la speranza e di lottare, affinché, anche in Calabria, si trovi il coraggio di opporsi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello. Bisogna essere solidali con tutti, specialmente con quelli che hanno più bisogno di giustizia, di speranza, di tenerezza. Egli ha, inoltre, incoraggiato il Progetto Policoro, come un segno concreto di speranza per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri. Il Papa ha esteso, quindi, il proprio sostegno e incoraggiamento alle Autorità civili che cercano di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune. a testimoniare la solidarietà concreta con i fratelli. Su cortese invito del nostro Dirigente scolastico, noi eravamo lì per rappresentare il nostro Istituto e per raccogliere l’eredità di un grande Pontefice e il suo meraviglioso messaggio di speranza.Con la genuinità e il candore, di cui i nostri ragazzi sono capaci, lo hanno riconosciuto come un padre vero, una guida autentica, un educatore leale.Non resta, dunque, che ringraziare Francesco per aver onorato il nostro territorio con la sua visita, per aver sollecitato i nostri giovani a liberarsi dalla cultura del vuoto e dell’effimero e averli invitati a non aver paura della tenerezza e a coltivare la speranza e per aver invogliato noi adulti a mettere a disposizione del nostro prossimo quello che abbiamo, il nostro coraggio, le nostre capacità, i nostri sorrisi, la capacità di amare, perché solo nella condivisione e nel dono la nostra vita sarà completa.
Addetto stampa d’Istituto
M.Gabriella Pugliese