Oratorio ed hula hoop

hula hoopOgni sabato pomeriggio c’era l’oratorio. Tutti i ragazzi e le ragazze del paese, i bambini e le bambine, ci radunavamo nei locali parrocchiali, per pregare e giocare, sotto l’occhio vigile degli educatori. Era una grande festa, un turbinio di giochi e di colori, era bello pregare. Il Concilio era in corso. Ascoltando le conversazioni dei grandi, avevo capito che la chiesa avrebbe aperto sempre più oratori. Don Pasqualino, era sicuramente un parroco all’antica, ma sapeva prendere ragazzi e bambini. Quel sabato pomeriggio si presentò con cinque cerchi di plastica colorata. Li avevo già visti alla televisione. Ragazzi e ragazze se li mettevano intorno, a turno, e si dimenavano ridendo fragorosamente per le goffe figure. Come si divertivano. Noi bambini volevamo provare, e le ragazze invero ci facevano provare, ma quei cerchi erano troppo grandi per noi. Era bello vedere mia sorella Marisa, sempre bellissima, ed anche Lina e Franca e le altre ragazze, divertirsi gioiosamente. Grazie alle spiegazioni di zio prete, avevo già compreso che le merendine non le aveva mandate il Concilio, ma le comprava don Pasqualino per attrarre i bambini. Quindi dedussi che aveva comprato anche gli hula hoop. Mi sbagliavo. Ogni domenica mattina, andando a Messa, passavo a salutare Vincenzo, nel suo salone, lo feci anche quella mattina. Raccontai entusiasta dei nuovi attrezzi comprati da don Pasqualino. Mio cugino Nino, mi disse che non dovevo credere al fatto che don Pasqualino spendeva soldi per farci giocare. Gli hula hop li avevano mandati gli americani, per farci diventare loro amici e nemici della Russia. Non riuscivo a crederci. Durante tutta la Messa non pensai ad altro che a quelle parole. A pranzo chiesi a zio prete: mi rispose che Nino era comunista nel Dna, incattivito dal duro lavoro fin dalla tenera età, per cui ce l’aveva sempre con tutti. Ma mi raccomandò di rispettarlo sempre, perché era comunque un bravo uomo, di una correttezza infinita.

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