Uno dei punti qualificanti della legge 81/2014, sono le modifiche il Decreto Legge 52/2014, sulle misure di sicurezza alternative alla detenzione, che l’obbliga le Asl a formulare entro il 15 luglio progetti di presa in carico degli attuali internati. Questo ha ri-messo finalmente il processo di superamento degli Opg nelle linee guida della L.180. Consegue per le Regioni la possibilità, di diminuire il numero dei posti delle Rems.Mentre la Regione Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, hanno dichiarato la loro disponibilità a rimodulare le delibere con un abbassamento delle Rems dalla Regione Calabria non si hanno notizie. Eppure nel programma per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, ai sensi della legge 17 febbraio 2012, n. 9, art 3-ter e s.m.i. sono stati resi noti gliaccordi in conferenza unificata relativi alla problematica del disagio mentale negli Istituti Penitenziari ed al superamento degli OPG attraverso il decreto legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante “Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri”, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9. In seguito con il decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9, contenenti disposizioni per il definitivo superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, fissava al 10 febbraio 2013 il termine per il completamento del processo di superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, termine prorogato di nuovo al 1 aprile 2014 con Legge 23 maggio 2013 , n. 57. Per questi motivi era assegnata alla Regione Calabria la somma di € 6.572.522,29 complessivi per gli esercizi finanziari 2012 e 2013 per le finalità di cui alla presente deliberazione per sviluppare un “Programma per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliereper il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”, integralmente sostitutivo del testo approvato con deliberazione di Giunta Regionale n. 155 del10/05/2013. Di conseguenza si dava il mandato al Dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute per la sua esecuzione nei tempi prescritti dalle norme e per la verifica dell’attuazione delle disposizioni in esso contenute. Ancora adesso non si hanno notizie di quanto espresso. Come associazione Mano Nella Mano rappresentiamo le famiglie e gli utenti dei servizi di salute mentale con le Associazioni UNASAM( Unione Nazionale delle Associazione per la Salute Mentale) impegnate, da decenni, in difesa del diritto alla salute mentale e alla dignità umana. Impegno culturale e sociale agito nei territori di appartenenza e molto apprezzato dalle comunità locali perché finalizzato al pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza e all’inclusione sociale e lavorativa di chi vive sulla propria pelle la condizione della sofferenza mentale, e che potrebbe condurre una vita di normalità. Il nostro principale obiettivo è perciò la difesa e la valorizzazione dei Dipartimenti di Salute Mentale per il potenziamento dei servizi di salute mentale di comunità, per la presa in carico globale e per la eliminazione di tutte le situazioni di abbandono, segregazione e istituzionalizzazione che provocano ed aggravano cronicizzazione e disabilità. Poniamo quindi il problema del pieno funzionamento dei Dipartimenti di Salute Mentale, mettendoli in grado di offrire risposte differenziate alla complessità dei bisogni espressi.Ci aspettiamo precise scelte di politica sanitaria e di welfare, che mettano in campo tutte le risorse culturali e finanziarie che occorrono e che possano garantire percorsi di cura e di riabilitazione personalizzata che restituiscano diritti e possibilità alle persone con disturbo mentale: casa, lavoro, relazioni affettive e sociali.Ci lascia sconcertati apprendere che tutte le Regioni italiane, nessuna esclusa, abbiano pensato di costruire nel proprio territorio le Residenze per le Misure di Sicurezza (REMS); strutture deputate esclusivamente ad accogliere persone con disturbo mentale in regime di misura di sicurezza detentiva alternativa al carcere. Ciò denuncia una grave involuzione della cultura politica nel nostro Paese. Le REMS non sono servizi ospedalieri, ma neppure “strutture alternative” in cui non è consentita coercizione alcuna. Sarebbero veri e propri piccoli manicomi, potremo definirli forse “manicomi criminali regionali”. Il sistema manicomiale, quale luogo di violenza e privazione, si può proporre, infatti, anche in strutture di 10/20 posti letto se organizzati e gestiti come luoghi di controllo in cui le persone sono chiuse dentro e private della libertà.Ci ha indigna ancora di più, l’aver costatato che, alcune regioni, hanno deliberato di attivare più posti letto di quanti realmente occorrerebbero per accogliere le persone dimesse dagli OPG. Evidentemente si pensa di poter utilizzare le REMS per una popolazione più ampia, forse per quegli utenti considerati “problematici” e da relegare in strutture chiuse, mentre richiederebbero ben altra tipologia di intervento ben più complesso, finalizzato alla ri- abilitazione e all’inclusione sociale.Ora, con la conversione in Legge del D.L. 52/2014, si potrebbe aprire la possibilità per le Regioni, se lo volessero, di abbandonare la strada delle REMS. Destinare i fondi già stanziati per il potenziamento dei Dipartimenti di Salute Mentale, per l’immediata definizione dei progetti terapeutici riabilitativi individuali appropriati per i cittadini con disturbo mentale ancora internati negli OPG (con le gravissime conseguenze alla loro salute mentale e fisica e le condizioni di vita indegne di un Paese Civile), e per tutti i casi “problematici”. Noi pensiamo che vadano superate tutte le disuguaglianze, in termini di risorse finanziarie e di personale, in cui si trovano a operare i servizi di salute mentale nei diversi territori in particolare nel nostro. E vadano superate le diseguaglianze in termini di riconoscimento del diritto alla salute. Pensiamo, altresì, che si debba garantire la partecipazione attiva, delle Associazioni dei familiari e degli utenti, ai processi decisionali per la programmazione dei servizi e la verifica dei risultati.La nostra Associazione è portatrice di esperienze sul campo, e di un sapere insostituibile ai fini della realizzazione di programmi terapeutici e riabilitativi che restituiscano il diritto/dovere della responsabilità e della partecipazione diretta ai processi di cura.Per quanto sopra esposto, chiediamo: Il pieno riconoscimento del ruolo sociale e politico delle Associazioni dei familiari e degli utenti, attraverso la partecipazione alle Consulte Dipartimentali in ogni Azienda Sanitaria Locale e nella nostra Regione; La riattivazione della Commissione Nazionale Salute Mentale istituita presso il Ministero della Salute; L’emanazione di Linee guida nazionali per la salute che garantiscano uniformità di comportamenti da parte delle Regioni e delle Aziende Sanitarie Locali, nella programmazione degli interventi, sulla base delle reali necessità del territorio e dei bisogni sociali e sanitari delle persone; nonché nel rispetto della normativa nazionale in vigore e delle indicazioni e raccomandazioni della Commissione Europea e della Organizzazione Mondiale della Sanità; Che sia avviata una indagine conoscitiva sul reale stato dei servizi di salute mentale a Reggio Calabria e in tutta la Regione Calabria, sulla efficacia degli interventi, sulla ricaduta degli stessi nella qualità della vita delle persone e delle loro famiglie.
IL PRESIDENTE
Immacolata Cassalia