La cosa buffa delle produzioni cinematografiche e televisive americane consiste nel loro essere monotematiche. Dopo l’ondata di vampiri – seppur a più riprese nell’arco della storia, prendiamo in esempio quella recente – scaturita da serial come True Blood, 2007, The Vampire Diaries, 2009, e da film come Twilight , 2008, Priest, 2011, e Dark Shadows, 2012, da qualche tempo, il mercato delle pellicole si trova invaso da zombies. Da Io Sono Leggenda, 2007 e The Walking Dead, 2010, il 2013 è stato l’anno in cui le sale cinematografiche hanno ospitato almeno 10 film sul tema. L’unico che merita una particolare attenzione, secondo il nostro punto di vista, è sicuramente World War Z di Marc Forster.
Lo sappiamo, gli Studios sono proprio affezionati alle epidemie mondiali, ai tabelloni raffiguranti cartine geografiche ricoperte di bollini rossi: le città colpite dall’invasione aliena di turno, se non da un virus letale dall’antidoto sconosciuto. Pronti a risolvere il problema, gli americani che ne sanno sempre una più del diavolo.
I primi ad essere informati, ad avere una zona franca (perché loro si guardano le spalle, mica come tutte le altre nazioni del mondo che a mano a mano scompaiono da quel tabellone a noi tanto affezionato), e soprattutto, hanno l’uomo giusto da mandare in avanscoperta.
E come riescono a convincere il nostro eroe – nel caso di World War Z un sempreverde Brad Pitt più maturo, saggio e figo che mai – a sacrificarsi per la patria? Semplice: se tu fai quello che diciamo noi, noi teniamo in salvo la tua famiglia. Una famiglia, quella di Gerry Lane (Pitt senza la Jolie), che dopo venti minuti di film si ritrova già allargata, con un piccolo componente di altra nazionalità.
Un tocco autobiografico per il bel Pitt che di World War Z ne è anche produttore esecutivo. Se quindi la trama è fra le più catastroficamente poco originali (un virus colpisce la Terra – l’eroe la salva dal virus), l’intera pellicola di Forster è talmente ricca di dettagli affascinanti da far dimenticare allo spettatore la linea narrativa scontata, dirottandolo sulle note brillanti della colonna sonora, curata da Marco Beltrami e Matthew Bellamy (sì, quel Bellamy dei Muse), sulla partecipazione di un cast defilato, ma di qualità (Matthew Fox, che non vedevamo dai tempi di Lost, e il nostro vanto italiano, Pierfrancesco Favino, che in America è già alla sua quinta conquista hollywoodiana).
World War Z è un film di zombies, ma non rispetta i soliti canoni filmici. Non c’è il solito spargimento di sangue ed il vero punto che Forster utilizza per “scuotere” il pubblico, è l’ansia. Quella stessa ansia che genera il caos in cui si divincola il nostro caro Brad, unico vero motore del film. Espressivo, più che mai; paterno, come lo stiamo imparando a conoscere.