Mafia, azzerata cosca di Bagheria con maxi blitz dei Carabinieri

La mafia a Palermo c’è ed è forte, ma dopo l’operazione compiuta da carabinieri questa mattina si può dire che lo Stato lo sia ancora di più. Stiamo parlando di una maxi operazione chiamata dove circa 500 carabinieri, all’alba di stamane, hanno eseguito 31 provvedimenti di fermo nei confronti di capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina e detenzione illecita di armi da fuoco. Il blitz, coordinato dai carabinieri del Comando provinciale e dai magistrati della Procura di Palermo, ha drasticamente decapitato il “mandamento” di Bagheria, storica roccaforte di Cosa Nostra.

Un vero e proprio assedio per scardinare la nuova mafia di quella città ricca di arte e contraddizioni dipinta magistralmente al cinema da Tornatore, ma adesso consegnata alla cronaca come roccaforte di un “direttorio”, “un vertice strategico” come lo definisce il comandante dei carabinieri di Palermo, il colonnello Pierangelo Iannotti. Sono gli uomini della nuova Cosa Nostra che, assieme ai boss palermitani, avevano ridato vita alla cosiddetta commissione provinciale, un direttorio subentrato al vecchio organismo che non si riuniva più dall’arresto di Totò Riina, insomma una nuova cupola che tutto decideva in città e provincia.

 I risultati di approfondite indagini hanno consentito di documentare anche 44 estorsioni e sventare inoltre quattro progetti di rapina, grazie all’intervento preventivo dei carabinieri che illustrano i dettagli dell’operazione con una conferenza stampa al palazzo di giustizia di Palermo, in cui affermano anche come decisivi per l’indagine siano stati giudicati i racconti di due collaboratori di giustizia. Questi avrebbero rivelato i retroscena di cinquanta omicidi e consentito di realizzare una mappa aggiornata dei rapporti tra mafia, imprenditori compiacenti e alcuni personaggi cresciuti nell’ambiente politico locale. 

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About the Author: Giulio Borbotti