Il Cis della Calabria ha promosso “Seneca e il potere: un intellettuale alla prova”

Il Cis della Calabria ha promosso “Seneca e il potere: un intellettuale alla prova”

Foto - Trapani - Neto Falcomatà - Trapani Taverniti - Quattrone - BorrutoNegli accoglienti locali della chiesa di San Giorgio al Corso ha avuto luogo il settimo incontro del percorso promosso dal CIS della Calabria, dedicato al tema Seneca e il potere: un intellettuale alla prova , articolato come tavola rotonda in ricordo di Remigio Taverniti a cui hanno partecipato la prof.ssa Teresa Trapani Taverniti, la prof.ssa Rosetta Neto Falcomatà e la prof.ssa Adriana Trapani. Dopo un breve saluto da parte di Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS della Calabria, che ha illustrato l’attività del sodalizio, ha introdotto i lavori la prof.ssa Maria Quattrone, la quale ha sottolineato come l’incontro fosse dedicato da un lato alla suggestiva e controversa figura di Seneca ma anche a commemorare la personalità di Remigio Taverniti, acuto umanista e fine interprete del filosofo latino. Dalle sue riflessioni e dalle massime “sapienziali” estrapolate dalle Epistulae morales e dalle Consolationes è nato per volere della moglie, prof. Teresa Trapani Taverniti, il testo Dedichiamoci alla filosofia, pubblicato postumo, a cura della Fondazione Falcomatà, di cui il prof. Taverniti fu attivo sostenitore. Seneca – come relazionato dalla prof.ssa Teresa Trapani Taverniti – nasce a Cordova nel 4 a.C. ; ben presto si trasferisce a Roma ove partecipa con varie fortune alle vicende politiche dell’epoca tra intrighi di corte, efferati delitti in un clima di importanti trasformazioni socio-economiche, che vedono in primo luogo l’ascesa dell’ordine equestre e dei liberti . Inviso a Messalina viene mandato in esilio in Corsica ove nei lunghi anni di lontananza dalla capitale, si dedica ai suoi studi e alla composizione di alcune opere filosofiche oltre che della famosa Consolatio ad Helviam matrem . Nel 49 d. C. Seneca ritorna a Roma per intercessione di Agrippina, nuova moglie dell’imperatore Claudio, la quale desiderava assicurare al figlio, il futuro imperatore Nerone, un’educazione eccellente sotto la guida del più famoso oratore e filosofo del tempo. Compito che Seneca, d’altro canto, si assunse di buon grado. Egli pretendeva, infatti di creare in Nerone l’agognato modello dell’imperatore filosofo, educato a tutte le arti, poesia e ginnastica compresa, capace di assoggettare al meglio le popolazioni greche e orientali dell’impero. Ma l’utopia di Seneca non si realizzò; ben presto il discepolo si distaccò dal maestro mentre cominciavano a piovere su di lui accuse di incoerenza tra la vita condotta e quanto proclamato nelle sue opere. In particolare fu accusato di corruzione, eccessivo arricchimento, facili costumi etc. e pare sia stato complice anche della morte di Agrippina, madre di Nerone. Nel 62 d. C., pertanto, interruppe la frequentazione degli ambienti di corte e si ritirò a vita privata. Scoperta la congiura antineroniana dei Pisoni nel 65 d. C., Seneca fu accusato dall’imperatore di aver fatto parte dei cospiratori e, quindi, si diede la morte con dignità non priva di magniloquente teatralità – come rilevato da alcuni critici. La prof.ssa Falcomatà ha rievocato con commozione la figura e la personalità di Remigio Taverniti, uomo colto, intellettuale acuto e aperto, cultore della classicità oltre che fine interprete di Seneca. Egli ha mirabilmente incarnato – ella ha detto – la figura del maestro, quale delineata da Quintilano nelle Institutiones Oratoriae e fu amante del vero, del giusto, del bello, aperto al dialogo e proclive a comprendere i giovani e le loro problematiche. Non fu solo animato da una forte passione intellettuale e pedagogica, ma dedicò la sua vita all’interiorità, all’otium, alla lettura dei classici che offrono efficaci stimoli alla riflessione su temi universali, quali la ricchezza, la povertà la giustizia, la vita, la morte etc. Sulle affinità e le consonanze di pensiero tra Seneca e Taverniti si è soffermata la prof. Adriana Trapani che ripercorrendo alcune massime, tratte dalle opere di Seneca, ha mostrato come Taverniti abbia nella stragrande produzione del filosofo voluto effettuare scelte tematiche. Egli si è soffermato, infatti, su temi di universale interesse quali il tempo, la vita, la morte e ha riproposto con suggestiva traduzione (traduzione che è sempre più interpretazione) il messaggio dell’autore cogliendone l’efficacia espressiva e rasserenante, quasi un lascito a vecchie e nuove generazioni. L’incontro , seguito con interesse e partecipazione da un folto pubblico, si è concluso con un vivace dibattito, arricchito, tra l’altro , da varie testimonianze.

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