Cosa significa agire secondo giustizia in rapporto ai comportamenti, alle realtà negative, o che giudichiamo tali? Punizione, colpa, redenzione, perdono come possono stare in relazione fra loro, quando si mettono in dialogo diritto e teologia se ciò che deturpa il messaggio religioso è l’idea secondo cui il compimento del male esigerebbe una ritorsione dal contenuto analogo? Sono i temi scandagliati dal nuovo saggio di Luciano Eusebi “La Chiesa e il problema della pena” (Editrice La Scuola, pagg. 192, euro 14,50). Argomenti da tempo ampiamente gestiti, secondo il criterio della corrispettività, il quale ha inciso, condizionandola, sulla stessa lettura del messaggio biblico relativo alla giustizia divina: salvo poi pretendere di poter trarre uno degli elementi principali di legittimazione proprio da terminologie o narrazioni in cui quel criterio, anche nella Bibbia, risulta presente. Da qui l’importanza, teologica e giuridica, di una chiarificazione sul significato della giustizia secondo la tradizione ebraico-cristiana. “Teologica, perché non si tratta soltanto, per la Chiesa, della presa di posizione sulla problematica penale, ma altresì della capacità di esprimere, oggi, in che cosa consista il fulcro stesso della fede cristiana: la giustizia di Dio, quale si manifesta in Gesù. Giuridica, perché tale chiarificazione consente sia di superare l’uso indebito di riferimenti religiosi per giustificare modalità della risposta al reato pensate come riproduzione analogica del negativo che in esso si ravvisi, sia di recuperare un apporto culturale proprio del pensiero teologico nella riflessione sulla riforma dei sistemi sanzionatòri penali”, scrive Eusebi. E aggiunge: “In questo senso, queste pagine individuano il suo riferimento fondamentale nella natura salvifica della giustizia di Dio, quale si manifesta già nell’Antico Testamento e che troverà in Gesù la sua espressione definitiva come amore speso dinnanzi al male fino alla croce, amore che si rivela pienezza di vita con la risurrezione. Prospettiva, questa, che è rimasta oscurata, nella stessa sensibilità di molti credenti (e perfino con riguardo alla lettura della redenzione operata da Gesù, in quanto cardine della fede cristiana), dalle ricostruzioni retributive della giustizia. Laddove, invece, tale prospettiva orienta ad agire pur sempre, dinnanzi al male, secondo ciò che è altro dal male. Vale a dire, anche nell’ambito sociale, sulla base di progettazioni che assumano contenuti effettivi di bene per tutti i soggetti coinvolti”. A dare visibilità al significato dell’intera materia al centro della riflessione l’immagine proposta in copertina da questo saggio: un particolare della Salita al Calvario, dipinto di Raffaello oggi al Prado. Vi si vedono un funzionario romano e un religioso, che sembra colto in un istante di perplessità suscitato dal braccio impietosamente teso dall’altro verso Gesù, caduto sotto il peso della croce: sullo sfondo del luogo in cui si compirà una giustizia umana e si manifesterà una giustizia diversa. Non è tutto, discutendo della giustizia di Dio nella Bibbia e nella teologia, interrogandosi su possibili sviluppi nell’approccio giuridico ed ecclesiale al tema della pena, l’autore non evita di affrontare nodi cruciali: quelli legati al Catechismo del 2007 (fra l’altro, circa il discusso enunciato sulla pena di morte), al diritto canonico o alla normativa vigente nello Stato della Città del Vaticano. Né l’autore dimentica di riflettere sull’ interazione con il dibattito giuridico dei modelli di prevenzione dei reati e della riforma del sistema sanzionatorio penale. Insomma, a ben guardare, il tema finisce per investire l’interrogativo, prioritario per ogni vita umana: cioé la sfida costituita dalla risposta che abbia senso dare al negativo, sia esso colpevole o incolpevole, che in essa incontriamo.
L’autore: Luciano Eusebi è ordinario di diritto penale all’Università Cattolica di Milano e alla Pontificia Università Lateranense, è stato membro di commissioni ministeriali per la riforma del codice penale e del sistema sanzionatorio penale. E’ autore di numerose pubblicazioni sulla pena, il dolo, la giustizia, il perdono, la colpa, il carcere.