I Doctor Krapula sono una band alternative rock colombiana. In 15 anni di carriera e 6 lavori discografici, la formazione di Bogotà ha ottenuto importanti riconoscimenti (10 premi Shock de la musica, nominations ai premi Mtv e Latin Grammy) e si è posizionata come leader del movimento artistico cosciente dell’America Latina, che guida insieme a colleghi amici quali Manu Chao. Su YouTube è disponibile il videoclip ufficiale di “Doctor Kràpula Presente”, brano che esprime le radici punk del gruppo, contenuto nell’ultimo album di successo “Viva El Planeta”. I Doctor Krapula partiranno a breve per il loro quinto tourmondiale, che passerà anche dall’Italia il prossimo luglio. Abbiamo avuto il piacere di conoscere più a fondo la band raggiungendo, via skype, il frontman Mario Muñoz.
– Il vostro album “Viva El Planeta” è pieno di diverse sonorità e stili musicali differenti: la vostra versatilità musicale è frutto di una scelta consapevole? Nel caso sia una cosa voluta, cosa vorreste ottenerne?
Questa versatilità è sicuramente un qualcosa di voluto che nasce però dal profondo del nostro cuore e dalle nostre radici colombiane. Il nostro paese si trova nella parte più centrale del continente americano, a metà strada tra Argentina, Messico e Stati Uniti, quindi ha assorbito e ha sviluppato una varietà di stili musicali notevolissima, abbastanza unica nel panorama globale, e chiaramente tutti noi cinque siamo stati fortemente influenzati da queste radici culturali e musicali. In più, all’interno della band, ognuno di noi ha un proprio interesse musicale distinto: German (chitarra) è appassionato di blues e rock, David (basso) di reggae e salsa, Sergio (tastiera) di musica elettronica, Niko (batteria) ama particolarmente la musica punk e rock e io sono appassionato della musica latino-americana in tutti suoi aspetti.
– Da cosa deriva il vostro impegno nel sociale? Cosa vi ha impedito di cercare semplicemente il successo cantando canzoni spensierate invece di fare la cosiddetta “musica difficile”, cioè quella impegnata e sempre un po’ più di nicchia rispetto al pop?
Sin dall’inizio abbiamo sentito la necessità di parlare di cose di cui nessuno, in quel momento, stava parlando nel panorama musicale che ci circondava. Tuttavia nel far crescere la band, il nostro messaggio e la nostra musica sono divenuti pop nel senso più nobile del termine, sono diventati cioè “popolari”. É chiaro che quando una musica raggiunge migliaia di persone automaticamente non è più di nicchia, anche se non siamo mai scesi a compromessi e non ci siamo mai allontanati dalle radici della musica difficile, della musica underground.
-Come vi siete trovati a comporre i brani “Buscando el amor” e “Solo soy”, testi che non trattano di temi sociali?
Queste due canzoni sono prive di contenuti sociali solo apparentemente. Oltre all’America Latina, in molti altri paesi che si trovano in gravi condizioni di crisi per motivi differenti e non solo economici, purtroppo anche europei, il fatto di scrivere canzoni che sollevino l’animo, che spingano le persone a non sentirsi più sole ed abbandonate, che diano una ragione per continuare ad andare avanti con forza e coraggio, rappresenta di per sè un tema sociale.
– Che futuro vorreste per la Colombia ed il Sud America in generale?
A livello politico in Colombia ci sono tutte una serie di situazioni molto fluide che stanno cambiando il paese e che lo stanno facendo crescere ma ci sono anche tanti problemi, come nel resto del Sud America, che devono essere affrontati e risolti. Ma in generale, in un futuro, immagino che i paesi latino-americani possano diventare indubbiamente più protagonisti della politica e dell’economia in generale.
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Il videoclip di “Doctor Kràpula Presente”, brano “manifesto” del vostro impegno sociale attraverso la musica, mette in evidenza una band trascinante dal vivo. È la dimensione live il vostro “habitat naturale” o siete più a vostro agio in studio di registrazione?
Il processo che attraversa la nostra musica, la scrittura, la creazione e la performance, vive in realtà in tanti habitat. L’habitat della scrittura è per noi un momento intimo in cui ci troviamo insieme per comporre; c’è poi quello della sala prove, nel quale siamo ancora insieme ma in un nuovo contesto; lo studio di registrazione, dove comunque siamo a nostro agio, per arrivare poi anche all’habitat delle performance live, che vede il coinvolgimento di tantissime persone oltre a noi e in cui ci sentiamo di esprimerci in totale armonia, in uno stato di benessere. Ma ci sono altri contesti in cui ci troviamo bene, che non sono così comuni al mondo della musica, e sono tutte quelle attività sociali e ambientali dove siamo sia attivisti che cittadini e in cui uniamo l’arte a manifestazioni e classi di studio per sostenere diverse campagne a difesa delle popolazioni minoritarie.
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Molte delle vostre canzoni vengono cantate a più voci, quasi come fosse un corteo: per voi la musica è una forma di protesta civile?
Sì, abbiamo sempre pensato che le marce e le proteste civili dovessero essere accompagnate da musica, ed è così che è nata la nostra. Il fatto di cantare in coro deriva dall’idea che a quel coro si possa unire, come ai concerti, quello della gente. Queste canzoni sono scritte perché le persone le possano cantare, non solo per protesta ma anche ai concerti. Questo è uno dei motivi per cui io mi definisco un “subcantante”, perché non sono il vero cantante, chi canta realmente è il pubblico che viene ai nostri show.
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Avete all’attivo ben 4 tour in tutto il mondo. Quali sono le differenze che avete riscontrato tra il pubblico americano (sia nord che sud) e quello europeo nei confronti della vostra musica?
La differenza fondamentale deriva dal tipo di approccio culturale che è molto diverso tra l’America Latina e il resto del mondo; in America Latina la musica si vive con passione, si riflette poco, la si gode tutta senza pensarci troppo; in Europa invece c’è una maggiore attenzione ai contenuti, a quelli tecnici, non solo del messaggio e la musica viene sì goduta ma dopo una riflessione. C’è un approccio più intellettuale, quindi viene apprezzato molto di più tutto il lavoro tecnico che sta alla base dell’album.
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Sempre a proposito di concerti, a breve partirà il vostro quinto tour mondiale. Quali sono le date in programma?
Ebbene sì, stiamo partendo per il 5° tour mondiale ma attualmente stiamo terminando tutti i lavori che sono stati fatti intorno al festival “Viva El Planeta”, una piattaforma musicale molto importante, che quest’anno è giunto alla sua 3° edizione e, sempre da quest’anno, ne avrà una anche in Messico ad ottobre, l’anno prossimo a Barcellona e speriamo anche in Italia. Partiremo a luglio proprio dal vostro paese, con un tour di 10 date, per poi farne delle altre in Germania, Olanda, Belgio e Spagna e concludere il 10 di agosto.
Grazie a Mario Muñoz, cantante dei Doctor Krapula, per questa intervista.
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