Bene confiscato alla ‘Ndrangheta : una storia da raccontare

mafiaUn centro diurno per ragazzi disabili, questo era l’obiettivo dell’A.GE.DI. onlus.  Un centro da realizzare in un bene immobile confiscato alla ‘ndrangheta, una villetta vicino al mare, in città, avuto in comodato dal Comune. Ma l’Associazione ha dovuto fare i conti con la triste realtà: l’immobile confiscato era inadeguato per essere utilizzato da persone disabili.  Già al momento della consegna, avvenuta con una cerimonia molto suggestiva a febbraio del 2012,  è stato fatto presente sia al sindaco pro-tempore, che al prefetto, l’inadeguatezza del bene e la sua inaccessibilità, almeno per le persone disabili. Contestualmente è stato  presentato anche il progetto di ristrutturazione  dello stabile. Si è provveduto, al contempo, ad inoltrare richiesta di finanziamento per la copertura dei costi da sostenere. Dopo un anno di inutile attesa, e di assoluto inutilizzo dello stabile, è stato  comunicato al Commissario prefettizio ed al Prefetto, l’ intenzione di restituire il bene, precisandone i motivi.  Non avendo ricevuto risposta, si è provveduto ad inoltrare una seconda lettera, reiterando la volontà della restituzione.. Finalmente,  veniva fissata per giorno 10 luglio 2013 la data per la riconsegna dell’immobile. Purtroppo, il giorno convenuto, non si è potuto procedere alla restituzione del bene perché, nel frattempo, era stato abusivamente occupato. Ed è a questo punto che l’Associazione è costretta a chiedere aiuto all’Agenzia dei Beni Confiscati ed al Comune stesso quantomeno per capire e avere indicazioni su come agire per venire a capo di questa ingarbugliata situazione. Ma le richieste d’aiuto sono cadute nel vuoto, soprattutto da parte del Comune. A raccontare i particolari di questa assurda vicenda sono i legali dell’A.GE.DI. onlus, l’avvocato Roberta Meduri e l’avvocato Cinzia Iadicola che spiegano: “l’AGEDI dunque è stata costretta, a tutela dei propri diritti, ad adire alla vie legali facendo un  esposto  alla Procura della Repubblica, affinché non venisse ritenuta responsabile di eventuali fatti che avrebbero potuto riguardare l’immobile oggetto dell’assegnazione del quale non si aveva più la materiale disponibilità. Nel frattempo si susseguiva una serie di  corrispondenza tra i legali dell’A.GE.DI., la Commissione Straordinaria, il Settore Pianificazione e Valorizzazione del Territorio del Comune e l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, fino a quando il Comune scriveva all’A.GE.DI. non solo intimandole di restituire il bene entro pochi  giorni,  ma aggiungendo anche che “trascorso infruttuosamente…. verrà promossa azione a carico di codesta associazione comodataria”. A ciò seguì la nostra risposta, dove si specificava ,tra l’altro,  che l’A.GE.DI., in quanto Associazione comodataria dell’immobile non ne aveva il possesso,  e che il Comune ha tuttavia  tempo un anno, secondo quanto recita l’ art.1168 del  c.c. per esercitare una azione  di recupero del possesso. Diffidando quindi  il Comune dall’intraprendere qualsiasi tipo di azione nei confronti dell’Associazione da noi assistita e rappresentata”. “A tutt’oggi non si capisce come una associazione potesse procedere allo sgombero di un immobile abusivamente occupato, – afferma l’avvocato Roberta Meduri -quando, spesso, non ci riescono nemmeno le istituzioni, che hanno la possibilità di utilizzare le forze dell’ordine”. Lunghi mesi di silenzio seguirono, fino a quando, nell’Aprile di quest’anno, l’associazione apprende dalla “rete” che il bene a lei assegnato risultava “libero” e da “assegnare”. Dunque, in assoluto silenzio ma con effetto efficace, il magistrato Mauro Leo Tenaglia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, preso atto dell’inerzia degli enti competenti, ha risolto questa beffarda questione, procedendo allo sgombero coatto dell’immobile e riassegnandolo all’ente di competenza. Pertanto, il maltolto dalla ‘ndrangheta ancora non è stato reso fruibile dalla società, l’immobile confiscato è ancora lì, inutilizzato e soggetto al deterioramento, dopo anni di battaglie, quando in realtà sarebbe bastato lavorare insieme in sinergia, enti e associazione, per trovare i fondi e realizzare il centro per disabili e dare così un segnale forte alla ‘ndrangheta. Resta solo la consapevolezza che ancora una volta è la città, tutta, a perdere.

A.GE.DI. onlus

Associazione Genitori di Bambini e Adulti Disabili

Viale Amendola n°12 – 89123 Reggio Calabria

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