Avrebbe abusato sessualmente della vicina 20enne con atti di penetrazione digitale, nella notte tra venerdì e sabato
Una 27enne francese è sospettata di aver abusato sessualmente della sua vicina di casa, una 20enne, nella notte tra il 9 e il 10 maggio. Lo scrive midilibre.fr, secondo cui la donna è stata interrogata lunedì pomeriggio a Nîmes e il procuratore pubblico ne ha chiesto l’incarcerazione. La 27enne avrebbe violentato la vicina tramite non meglio specificati “atti di penetrazione digitale”. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una notizia clamorosa. Immaginare che una donna possa essere sessualmente “attiva”, sia per quanto riguarda i desideri e le fantasie, che i comportamenti agiti, rappresenta una sorta di “tabù” con il quale, ancora oggi, ci confrontiamo. Riconoscere l’esistenza di “perversioni sessuali” femminili appare alquanto difficile e fuori dalla “coscienza”, anche se non impossibile come ha egregiamente evidenziato nella narrazione delle fantasie di Madame Bovary. La società è satura di pregiudizi e di luoghi comuni e ciò favorisce false credenze che influenzano atteggiamenti e comportamenti. La donna, essendo percepita come passiva, pura, dolce e debole dell’umanità, da una società satura di pregiudizi e di luoghi comuni è automaticamente allontanata da atteggiamenti violenti, aggressivi, cattivi o perversi. La sessualità femminile, infatti, è sempre stata intesa come “risposta passiva” al “richiamo del corteggiamento maschile”. Infatti, fino a non molto tempo fa, parlando del fenomeno dell’abuso sessuale sui minori, si dava per scontato che l’autore fosse un uomo; adesso si sta facendo largo, grazie ai risultati di studi e ricerche, l’idea che violenze e abusi sessuali a danno di bambini possano essere agiti anche da donne. Tuttavia, i tassi di prevalenza di questo fenomeno sono piuttosto eterogenei e cambiano da uno studio all’altro. Bumby & Bumby (1997) riportano percentuali che variano dal 2% al 78%. Da un’indagine sui racconti delle vittime si evince che tra il 14% e il 24% dei casi in cui la vittima è un maschio e tra il 6% e il 14% dei casi in cui è una femmina, l’abuso è stato compiuto da una donna (Green 1999) Denov (2003) constata che, sebbene i dati ufficiali suggeriscano tassi di prevalenza che vanno dal 1,8% al 8%, i dati provenienti da questionari self-report aumentano le stime fino ad arrivare al 58%. Cortoni et col. (2009), in accordo con altri ricercatori (Bunting, 2005; Sandler & Freeman, 2007) hanno concluso che le donne sono responsabili del 4-5% di tutti i reati sessuali e che il rapporto tra sexual offenders maschi e femmine è approssimativamente di 1:20. I dati più recenti provenienti dal Regno Unito mostrano che su 12.268 chiamanti ad un servizio di assistenza riservato ai bambini con disagio o in pericolo (ChildLine) che hanno riferito di essere vittime di abusi sessuali, il 6% delle femmine e il 36% dei maschi, ha individuato una donna come colpevole, per un totale del 17% (NSPCC, 2009) I tassi di prevalenza delle donne che commettono reati sessuali riportati da Muskens et col. (2011) sono del 1,7%, anche Grattagliano et col. (2012) affermano che le donne sono responsabili solo di una piccola percentuale di reati sessuali contro i bambini e che gli uomini restano gli autori più comuni degli abusi sessuali sui minori. I dati emergenti dalle ricerche, tuttavia, hanno portato ad un aumentato riconoscimento del fatto che le donne possano svolgere un ruolo attivo nell’abuso sessuale, dimensione, fino a poco tempo fa, negata.
c.s. – Giovanni D’Agata