Occorre intervenire sul documento sugli standard ospedalieri formulato dal Ministero della Salute – dichiara in una nota il Vice Presidente del Consiglio regionale Alessandro Nicolò – Ritengo incomprensibile e priva di senso della realtà la decisione del Governo di abbassare la soglia degli accreditamenti delle case di cura convenzionate a soli 60 posti letto per acuti. Una decisione che pone a rischio esclusione ben 135 strutture in tutta Italia, 20 in Calabria e quasi tutte le strutture convenzionate della provincia di Reggio Calabria. Comprendo e sostengo l’appello dell’Ordine dei Medici della Provincia di Reggio Calabria che, nel fornire i dati del rischio, denuncia l’insensatezza e l’inaccettabilità di un provvedimento che finisce con il compromettere la tenuta stessa del nostro sistema sanitario, che potrebbe crollare se privato di un adeguato cuscinetto. Non porre immediati correttivi al testo del regolamento ministeriale significherebbe mettere in ginocchio i servizi sanitari. Così facendo il Governo autorizzerebbe la perdita di quasi nove mila posti letto in tutta la penisola e ben 665 nella sola Calabria. Una perdita grave ed irresponsabile, che nella nostra regione significherebbe costringere i cittadini ad emigrare per curarsi. La sanità calabrese, infatti, proviene da una obbligata stagione di austerity che ha già prodotto numerosi tagli. Come si può pensare ad un’ulteriore riduzione di posti letto e di servizi sanitari, dopo la soppressione di 800 posti letto e dopo aver richiesto alle case di cura di ridurre l’assistenza tanto da non ritrovarsi oggi più in possesso dei requisiti richiesti per accedere alle convenzioni ed agli accreditamenti. Senza tacere sul numero di operatori e medici reggini che si vedrebbero ancora, e sempre più, obbligati ad esercitare altrove la propria professione. Il regolamento ministeriale sia quindi corretto alla luce di un reale diritto alla salute dei cittadini.
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