Il Trauma

23\04\2013 – di Olga Iiriti – Con il termine trauma, dal greco “ferita”, ci si riferisce ad una sorta di “lacerazione” dovuta ad untrauma evento a forte impatto fisico e/o emotivo che rappresenta una frattura in grado di compromettere la normale funzionalità di un individuo. Quando, nello specifico, si parla di “trauma psicologico” si rimanda agli effetti che produce un evento fisico, psicologico o sociale sulla mente e sul comportamento di un individuo.  I primi studi sugli effetti cronici post-traumatici ritenevano il trauma psicologico come la mera conseguenza di un evento traumatico, ossia di un agente patogeno costituito da una condizione estrema collocata idealmente al di fuori delle esperienze umane comuni. Questa definizione, sottolineava come la risposta fosse relativa ad eventi oggettivamente estremi.  Attualmente, ciò che interessa a chi si occupa di indagare tale ambito è la risposta, oltremodo soggettiva, degli individui agli eventi, ritenendo, quindi, possibile sperimentare una sintomatologia post-traumatica in diverse situazioni, partendo dal significato personale che il soggetto attribuisce alle cose.  Con il termine “Disturbo post traumatico da stress” si intende quella condizione caratterizzata dalla compresenza, per almeno un mese, di sintomi intrusivi, di evitamento e di aumentato arousal, in seguito all’esposizione ad eventi traumatici di particolare intensità. Se è vero che ciò che connota come negativa o traumatica un’esperienza, è l’aspetto soggettivo legato all’interpretazione di ciò che è accaduto e alla contezza degli strumenti di cui si dispone per fronteggiare le prove della vita, tra le caratteristiche che rendono un evento suscettibile di accezione “traumatizzante”, troviamo:

  • la non controllabilita’;

  • la valenza negativa

  • la repentinità.

La non controllabilità riguarda la caratteristica che l’essere umano condivide con gli animali, di controllare l’ambiente in cui vive, per garantire la sopravvivenza della specie. Capita spesso che, persone sopravvissute a situazioni in cui era messa a repentaglio la propria vita, siano rimaste disturbate dal fatto di non aver potuto controllare gli eventi, e per questo abbiano sviluppato pensieri del tipo: “ se solo…”, “E se…?”. Il secondo elemento, citato sopra, richiama l’importanza della dimensione soggettiva relativa alla rappresentazione di un evento. Alla percezione, in genere condivisa, legata alla valenza negativa dell’effetto del dolore fisico, si accosta un altro fattore importantissimo: la minaccia di un danno alla propria integrità psichica. L’esperienza emozionale centrale nelle situazioni che comportano una minaccia all’integrità psichica, è la sensazione di non essere in grado di proteggere interiormente la propria immagine di sé. Il terzo elemento, infine, fa riferimento agli effetti legati a situazioni dove si ha la percezione di pericolo imminente, in cui il soggetto sperimenta la sensazione di non poter gestire gli eventi. Il presupposto è che rispetto ad un evento che si presenta in maniera repentina, il soggetto non ha il tempo di proteggersi dal pericolo o di prepararsi psicologicamente ai suoi effetti. Ora brevemente vediamo quali siano le risposte primarie cognitive ed affettive che con maggiore probabilità si manifestano in un individuo che si espone ad un evento drammatico. Davanti ad un pericolo improvviso, l’uomo e gli altri animali, esibiscono la risposta innata di “attacco- fuga” che li aiuta a dileguarsi o a fronteggiare il momento. In questa fase è possibile che l’individuo sperimenti alcune distorsioni cognitive, quali esperienze di dissociazione o di derealizzazione, in grado di aiutare il soggetto nel momento in cui l’evento traumatico ha luogo.  Tra le risposte secondarie di reazioni agli eventi improvvisi, incontrollabili e negativi, troviamo due macro categorie di risposte che si osservano in seguito all’esposizione ad eventi traumatici: sintomi di ripetizione dell’esperienza e sintomi di evitamento.  E’ estremamente probabile, dunque, che nelle persone che abbiano vissuto circostanze traumatiche, la situazione drammatica vissuta si ripresenti in vari momenti della vita quotidiana. Sul piano cognitivo, possono sopraggiungere pensieri e immagini mentali connesse al trauma, ma anche incubi e flashback improvvisi. Sul piano affettivo è probabile che si presentino le emozioni che riflettono lo stato d’animo vissuti al momento del trauma. Insieme alla paura, alla rabbia, è possibile che il soggetto viva situazioni di forte attivazione psicofisica. Per quanto riguarda l’evitamento, intesa come strategia di fronteggiamento della condizione traumatica, è possibile che il soggetto cerchi volontariamente di non esporsi a situazioni che gli ricordano la condizione vissuta. E’ tuttavia possibile che l’evitamento si manifesti in forma involontaria, come tutela automatica e inconscia nei confronti della propria integrità psichica. Oltre alla ripetizione dell’esperienza e all’evitamento è possibile che il soggetto sperimenti altri tipi di sintomi che riconducano all’evento. Vediamoli brevemente:

  • Sintomi depressivi

  • Comportamenti aggressivi

  • Abuso di sostanze

  • Malattie fisiche

  • Calo dell’autostima

  • Confusione d’identità

  • Difficoltà sul piano interpersonale

  • Senso di colpa e vergogna

Per quanto concerne il trattamento psicoterapeutico del disturbo traumatico, è possibile accostarsi a protocolli utili alla gestione e al superamento della sintomatologia,tra questi sicuramente ampiamente utilizzato è il modello
Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR).

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