di Enzo Cuzzola – Sono fra i primi a salutare positivamente la prima vera manovra (dell’ultimo ventennio) tendente alla redistribuzione del reddito, come saluto positivamente la politica di contenimento delle alte retribuzioni. Ma pur possedendo studi economici limitati, ho difficoltà a credere nella validità complessiva della manovra. Mi spiego. Senza una politica di tassazione delle alte rendite, attraverso la introduzione di una patrimoniale e di una imposizione sul reddito molto elevata (almeno il 70%), ovviamente per quei redditi complessivi che nell’anno superano il milione, non si realizzerà una vera redistribuzione, ormai unica possibilità per il rilancio della crescita. Crescita, inoltre, che dovrà essere favorita attraverso l’intervento statale nel mercato. Infatti non è più concepibile, che in nome del principio di libera concorrenza, si lascino i prezzi, soprattutto nel settore dei servizi (energia, carburanti, trasporti, assicurazioni, banche, ecc.) al solo controllo del “management” , pubblico o privato che sia. Quel “management” autoreferenziale ed auto protetto che, attraverso il controllo di giornali e televisioni, ormai controlla ed influenza anche la pubblica opinione. Quel “management” che governa le multinazionali col solo fine di garantirsi alti profitti ed alte rendite (povero Einaudi, si rigirerà nella tomba). Ecco cosa intendo dire quanto ripeto che, secondo me, l’unica via, ormai, per salvare i paesi occidentali da una crisi disastrosa ( i nostri nipoti si mangeranno l’un l’altro, se non saranno mangiati prima dai paesi del terzo mondo) è quella della economia sociale. Una economia cioè basata su una forte redistribuzione del reddito e su un concreto controllo statale del mercato. Certamente tutto questo contrasta con l’attuale pensiero economico occidentale, contrasta con la stessa filosofia dell’Unione Europea e della sua politica monetaria. Ma chi se ne frega. Certamente gli Accademici, attualmente di moda, diranno che queste sono teorie impossibili, e ci mancherebbe, ma non sono credibili finché continueranno a far parte di questo sistema perverso di governo manageriale, sedendo negli stessi consigli di amministrazione. Renzi continuerà nella sua politica “palliativa” (di coglionetta diremmo in Calabria). Ma la Chiesa? Ecco la Chiesa. Dopo i ripetuti input di Papa Francesco, dopo la meditazioni per la Via Crucis di Monsignor Bregantini, non può più stare a guardare. Prenda posizione, educando verso una economia sociale (della qual e peraltro è intriso il Vangelo, almeno che non abbia mai compreso, fra gli altri, l’episodio di Zaccheo) sia i religiosi, sia i laici.
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