Il grande Woody Allen, al cinema questa settimana con Gigolò per caso, ha dato conferma ad Hollywood della sua bravura nel dirigere personaggi femminili. Con Blue Jasmine, Woody porta la sorprendente Cate Blanchett all’Oscar come miglior attrice protagonista, in una delle performance più memorabili tra “le donne” del regista.
Possiamo parlare di una pellicola ibrida fra il tragico ed il comico, poiché la tendenza di Woody verso i canoni della commedia non manca, senza che venga tralasciato il profilo psicologico dei personaggi, soprattutto di Jasmine (Blanchett) e Ginger (Sally Hawkins), che a volte sembra sovrastare l’intera trama del film.
La storia di Jasmine è la storia di un fallimento esistenziale tinto di rosa; il ritratto straziante di una donna che si ritrova a raccogliere i pezzi di una vita fatta di bugie, conflitti familiari e avidità. Avidità di appartenenza ad un certo ceto sociale, ad un’immagine destinata poi alla decadenza psicofisica. Jasmine è un’altalena di emozioni, rivalse e crolli, vendetta e sconfitta, che va su e giù tra presente e passato.
Ci piace questo Woody Allen che abbandona lo stile di To Rome With Love (2012) per ritrovare le linee guida che già in Match Point (2005) e Scoop (2006) avevano lasciato il segno; dove il regista cambia rotta nel bel mezzo della pellicola per stravolgere tempi e toni. Una metodologia affascinante che porta lo spettatore a livelli differenti di attenzione e ad una inevitabile affezione per i personaggi. Grazie Woody.
Ilenia Borgia – Critico Cinematografico