di Fabrizio Condemi – E’ ormai certo che a Reggio Calabria si respira un’aria di malcontento popolare senza eguali. Ogni individuo che ci opera sembra adeguarsi al clima di rassegnazione, smarrimento e di superficialità che gli eventi degli ultimi anni hanno provocato nella popolazione, primeggiati dal commissariamento del comune, primi ed unici in Italia, e seguito a ruota dall’accanimento politico/mediatico della ricerca di un “presunto colpevole”. Tutto ciò sta facendo perdere il senso della ragione, della misura, non si capisce che la città è di tutti e, soprattutto, dei nostri figli. Eppure si continua a leggere su vari siti di informazione o sulla carta stampata di danni che la città starebbe subendo senza accorgersi di essere parte del disastro stesso. E’ di qualche giorno fa la notizia che un noto politico reggino abbia pubblicamente dichiarato, sciorinando numeri su numeri, spesso confusi, quanti danni starebbe portando alle casse comunali la REGES SPA.. Si dimentica il sig. Naccari Carlizzi che fu il suo prestigioso suocero, prof. Italo Falcomatà, a volere intensamente queste società miste. La REGES , fin dai suoi albori, già recuperava ben 6 milioni per le casse comunali. Sei milioni in più nel solo 2004 e in più rispetto agli anni precedenti dove la stragrande maggioranza della cittadinanza, proprio per una mancanza di organizzazione dell’apparato tributi e riscossione, risultava essere sconosciuta o “mal conosciuta” al fisco locale. La lungimiranza dell’allora sindaco Falcomatà fu quella di intuire che in una città in cui il degrado e le mafie avevano avuto la meglio per decenni, in cui l’evasione dei tributi locali era un fatto quasi “naturale” per la scarsissima organizzazione degli uffici interni, la scelta di affidarsi ad un partner privato poteva essere vincente. Si scelse il top player in materia, la MAGGIOLI SPA. Chi oggi afferma che parecchi soldi vanno nelle casse di una società privata, si dimentica di quelli che vanno nelle casse pubbliche anche grazie e che non ci entravano da decenni. Infatti, la ratio normativa che il legislatore ha cavalcato già da oltre vent’anni con l’art. 22 della L. 8 giugno 1990, n. 142 che ha introdotto lo strumento della società per azioni pubblico-privata a prevalente capitale pubblico locale (c.d. Società mista) è la stessa adottata dal sindaco Falcomatà prima e da Scopelliti poi, ovvero: incentivare gli interessi privati attraverso il profitto sposandoli con l’interesse pubblico di curare la mala organizzazione degli uffici interni e aumentare gli introiti dell’ente stesso. Certo la crisi finanziaria mondiale, la Spending Review e tutte le problematiche politiche degli ultimi tempi hanno messo l’accento su tutto ciò che provoca uscite finanziare negli enti pubblici ma nulla vieta che i contratti si possano rivisitare, parlare però di danni o di scioglimento sa di assurdità bella e buona. Inoltre, non dimentichiamoci dei posti di lavoro, dell’indotto, dell’economia che la REGES e le altre società (partecipate o in house) hanno creato in un decennio. Un ente pubblico deve guardare prima all’interesse della collettività e solo dopo a far cassa, anche in periodi di ristrettezze. Il risparmio per una collettività non può essere raggiunto a discapito dei lavoratori e delle imprese che lavorano in città. Quale beneficio ha la collettività reggina nell’avere i suoi tapis roulantes fermi? La Spazzatura oramai cronicizzata negli angoli della città? (Peraltro, è notizia di ieri che il comune di Reggio non è stato incluso tra quelli che usufruiranno dei fondi statali per l’emergenza rifiuti degli enti commissariati per mafia, risultando il progetto di Reggio non meritevole al contrario di quello di Bagaldi, Taurianova ed altri comuni minori!!!). Il Parco Caserta con palestra/piscina/pista/