di FC – “la matematica non ci condanna ancora“, “abbiamo il dovere di provarci”, ecc. ecc., sono frasi già sentite che non riguardano la situazione di questa Reggina. Infatti, non é l’incredibile sconfitta arrivata col Latina nei minuti finali dell’incontro a darci le proporzioni del “disastro amaranto“, bensì il periodo ben più lungo in cui la dirigenza ha trasfigurato, deformato, avvilito e abbattuto quella straordinaria squadra che fino ad un lustro fa rappresentava una bellissima realtà nazionale. É vero, la matematica non ci condanna ma oggi si parla lo stesso di una terribile retrocessione che avverrá nel peggior dei modi: senza mai lottare. Retrocessione meritata come non mai. Retrocessione quasi cercata con il lanternino, tanto sono state assurde le vicende societarie e tecniche che si sono plasmate al Granillo nell’anno del centenario. Con il Latina si é toccato il fondo, anzi si é scavato per arrivare ancora più in basso. Squadra abulica, priva di alcun principio di base tipico di una squadra che dovrebbe vender cara la pelle. Le prestazioni sopra le righe di Sbaffo e Dimitru (unici che hanno creduto in qualcosa) sono rese vane dalla inconsistenza assoluta del bagaglio tecnico dei due coach: giocatori fuori ruolo, cambi in corsa atti solo a regalare metri agli avversari che ieri si sono trovati l’ennesimo regalo confezionato dalla ditta “Gagliardi/Zanin – difesa amaranto“. Commentare oggi questo incontro sarebbe come commentare un brodino tiepido in una finale di gastronomia di alta cucina: inconsistente! Impossibile da valutare. Purtroppo, come accennato in premessa, la figura del padron Foti, le sue scelte azzardate quanto poco illuminate, la ricerca spasmodica del ritorno economico in ogni mercato che la Reggina ha affrontato in queste stagioni, la convinzione che l’allenatore non sia importante (Orlandi, Ulivieri, Iaconi, Castori, il valzer di Astori e il terribile duo Zanin/Gagliardi sono alcuni nomi “incredibili” assunti dal patron Foti negli ultimi anni), l’aver affidato a Giacchetta un reparto fondamentale come quello della direzione tecnica (peggio di così non poteva fare l’ex difensore amaranto), ha permesso di dissipare un patrimonio sportivo, economico, tecnico e, visto il momento storico terribile che sta vivendo la città di Reggio Calabria, possiamo dire anche sociale. Quest’anno si é toccato il punto più basso della parabola amaranto; scelte così scellerate che nel mondo del calcio non si erano mai viste sono state presentate alla tifoseria come “accadimenti normali”. Avessimo noi tifosi le quote della società o ne avessimo qualche diritto avremmo certamente chiesto l’interdizione giudiziaria del sig. Foti, ma purtroppo la Reggina pur se figuratamente simbolo della città essa é invece concretamente di chi l’amministra. Adesso occorre prepararci ad un inevitabile campionato di serie C (avremo modo per abituarci al nuovo nome “lega pro”), che il nostro presidente ci dica chiaramente se i ruomors di un possibile fallimento o di penalizzazioni causa mancati versamenti contributivi siano veri o meno. Il rispetto verso la città e verso i tifosi della Reggina arriva prima di tutto e non c’entra nulla con i fallimenti sportivi. Tra una settimana giocheremo a Padova, comunque… Serena e Rocchi si staranno leccando i baffi, arriva infatti la peggior difesa del campionato (dopo la già retrocessa Juve Stabia). I tifosi, comunque, sosterranno sempre i colori amaranto anche quando dalla dirigenza ai calciatori, passando per il direttivo tutto, quegli stessi colori sono stati oggetto di villipedio nell’anno di un centenario che si é “festeggiato” solo alla raccolta dei soldi degli abbonamenti (la mancata Festa l’11/01/2014, giorno del 100.mo compleanno della squadra, ancora sa di “attentato alla bandiera amaranto” da parte della società). Perché i tifosi veri, quelli come noi “innamorati“, manterranno fino alla fine, nel profondo del proprio cuore, come l’amante tradito dall’amore della sua vita, la speranza che ci sia ancora una possibilità che tutto ciò non sia così come appare…
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