Nella lunghissima lista di dichiarazioni seguite alle decisioni di dimissioni del presidente Scopelliti, registriamo ovviamente anche quelle degli esponenti locali e nazionali del PD che non si lasciano sfuggire l’occasione, come al solito, di attaccare la persona e non guardare alla fase delicata che interessa la Calabria, terra che dichiarano di avere a cuore e per la quale richiamano una “liberazione” come se, l’uscita di scena di Giuseppe Scopelliti, fosse la panacea di tutti i mali per la nostra regione. Innanzitutto sarebbe opportuno ricordare a quanti si fanno forti dietro manifestazioni di pensiero nelle quali la parola integrità è la più gettonata, che la decisione assunta dal Governatore, cioè le dimissioni, è un gesto che vale mille parole ed attesta un alto senso delle Istituzioni ed il rispetto per queste ultime. La medesima affermazione non può essere attribuita a chi chiede ad alta voce ed in gran spolvero le elezioni a giugno, quando sul piatto (e i consiglieri del PD dovrebbero saperlo) vi sono delle priorità importantissime tra le qualità spicca naturalmente la legge elettorale e la modifica dello statuto regionale. Davvero preoccupante, secondo ciò che è stato riportato da alcuni organi di stampa, quanto sottolineato da Magorno il quale, nel corso della conferenza stampa organizzata a Lamezia,avrebbe affermato testualmente: “Io non esulto per la condanna di Scopelliti ma registro il totale fallimento di una stagione. Dunque, è bene che si vada subito alle urne e che non si lasci a questa giunta la possibilità di governare quei processi, come gestione della sanità e programmazione dei fondi comunitari, che generano consenso”. Quei processi, sarebbe bene ribadire, non portano consenso ma costituiscono dei passaggi importantissimi per la Calabria intera. Forse sfugge questa non indifferente condizione al segretario dei democrat? Mi auguro si sia trattato solo di una grave svista. Ma ancora più eclatante è, durante la stessa iniziativa, leggere le parole della deputata Picierno, per la quale quanto affermato da Scopelliti al momento dell’annuncio del suo passo indietro potesse essere addirittura il contenuto della trasmissione “Scherzi a parte”. Parla di “scarsa moralità” l’esponente nazionale del PD, forse soffrendo di momentanea amnesia rispetto ai sottosegretari del partito cui appartiene che, è bene ricordalo, al contrario del senatore Gentile, mai colpito da procedimenti penali ed ugualmente dimissionario, risultano indagati ed ancora ben ancorati alla loro poltrona governativa. Ma questo, probabilmente, nella visione dei nuovi moralizzatori, non è motivo di riflessione interna, o forse la felicità per la fine dell’esperienza del centrodestra alla guida della regione, ha un po’ annebbiato il senso critico di questi portatori assoluti di rettitudine. Insomma siamo di nuovo di fronte al medesimo, stucchevole e ormai ritrito ritornello: ciò che diviene motivo di accusa per l’avversario politico non è ugualmente pesato in casa propria anzi, ed è peggio, non viene neppure considerato. Sarebbe, a mio avviso, opportuno o quanto meno auspicabile che si evitino indottrinamenti su stili di condotta da tenere in campo etico se questi consigli non provengono da qualcuno che possa vantare, politicamente, una trasparenza assoluta. Si prenda piuttosto l’abitudine ad esercitare il silenzio su determinate argomentazioni, altrimenti si cominci a rendere pratici quei proclami lanciati ai quattro venti per giudicare gli altri senza guardare ai difetti propri.
Tilde Minasi
Consigliere Regionale