“La condanna del governatore Giuseppe Scopelliti, culminata in un giudizio che supera addirittura la richiesta formulata a suo tempo dal PM, non può che trovarci attoniti e profondamente amareggiati. Una sensazione che riguarda non solo l’aspetto umano, ma che si irradia anche alla sfera politica, soprattutto in considerazione di come è maturata questa dura, anzi, violenta disposizione.
La decisione, infatti, non ha colpito solo il Presidente Scopelliti, ma ha tracciato un profondo solco in quella che dovrebbe essere l’essenza del confronto politico, e cioè la lealtà, il dibattito vivace ma produttivo, il contraddittorio realizzato su ideologie contrapposte ma che trovano un senso costruttivo al loro essere differenti. Invece niente di tutto questo.
È andato in scena uno spettacolo molto triste nel quale i protagonisti alla ricerca di un mai trovato posto al sole per evitare l’ombra hanno, invece di ricercare un proprio spazio, solo pensato a come far muovere, in maniera becera, colui che quel posto al sole se lo era guadagnato con impegno e lavoro. In poche parole laddove non si è riusciti all'”eliminazione” dell’avversario politico con le armi della correttezza elettorale (e non sarebbe stato possibile alla luce delle sonore sconfitte rimediate) si è ben pensato di ovviare al problema distruggendo l’uomo e non l’antagonista delle competizioni elettive.
Questo tipo di modus operandi deve far riflettere inevitabilmente tutti, perché la ferita inferta a Scopelliti è una ferita per la democrazia, nel momento in cui ci si trova in un confine troppo labile per il riconoscimento delle differenze tra le responsabilità politiche e quelle penali. E questa distinzione non può e non deve sfuggire. Pur ribadendo la massima fiducia nella magistratura, sono certa che il Presidente, cui vanno incondizionata stima e solidarietà, saprà far valere la sua innocenza nei successivi gradi di giudizio”.