di Fabrizio Pace – E’ stato presentato ieri a Roma il rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca dall’Agenzia per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur). Dai dati è emerso che il nostro Paese investe nella ricerca appena lo 0,52% del Pil, un dato sconcertante se paragonato a quello di nazioni che guidano la classifica mondiale, come per esempio il Giappone, noi investiamo un terzo di quello che i nipponici dedicano al settore. Ma per rimanere in Europa l’Italia ha un netto 2% in meno rispetto alla media , peggio di noi fanno solo Grecia e Polonia. La situazione italiana è molto complessa infatti varia notevolmente da regione a regione, il Piemonte, secondo Anvur, è la regione italiana che spende di più e si avvicina agli standard del Regno Unito. Sopra la media Ue sono anche Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Al di sotto della media italiana Calabria, Molise, Valle d’Aosta, Sardegna e Basilicata. In Italia ad aggravare la situazione v’è anche l’anomalia per la quale a spendere poco per la ricerca sono anche i privati (circa la metà della media Ue e poco più di un terzo dei Paesi Ocse). Le risorse sono diminuite notevolmente, i fondi destinati ai progetti di interesse nazionale, che nella prima metà del decennio scorso superavano 130 milioni di euro, sono scesi a circa 100 milioni e solo 39 nel 2012, anche i fondi per la ricerca di base si sono ridotti da 155 milioni del 2004 a 30 del 2012. Il fondo per le agevolazioni alla ricerca (Far) è passato da 1.841 milioni nel 2004 a meno di 300 milioni nel 2012.
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