“Deve essere ben chiaro che in questo caso, ragionando secondo i principi del diritto, mancano totalmente gli elementi che caratterizzano il reato di abuso d’ufficio”. L’avvocato Aldo Labate, difensore di Giuseppe Scopelliti insieme al professor Nico D’Ascola nel processo Fallara, ha contestato punto dopo punto le accuse mosse dal Pm Sara Ombra, partendo proprio dall’abuso d’ufficio. Tale reato prevede che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”. Come avrebbe fatto, Scopelliti, a procurare intenzionalmente un ingiusto vantaggio alla Fallara? “Non vi sono violazioni di legge – ha argomentato l’avvocato Labate – perché gli incarichi conferiti alla dottoressa Fallara erano legittimi, in virtù di quanto stabiliscono le norme del Tuel e dei contratti collettivi, che prevedono che la difesa tecnica dell’ente esuli dalle mansioni del dirigente ricomprese nell’ambito del principio di onnicomprensività della retribuzione”. Tutto ciò, tradotto, significa che i dirigenti, nello svolgimento del proprio lavoro, si basano su una sorta di “mansionario” riportato nei contratti e per svolgere altri compiti, previsti dalla normativa, hanno bisogno di un ulteriore conferimento d’incarico. “Scopelliti affidava queste mansioni anche alla dottoressa Fallara – ha spiegato il legale del Governatore della Calabria – e, come previsto in questi casi, anticipava la somma di 250 euro. Che poi l’ex dirigente del settore finanze abbia, autoliquidandosi somme spropositate, commesso reati, questo non può essere certo imputato a Scopelliti ed è circostanza estranea al capo di imputazione”. Citando norme ben precise e circostanziando i fatti, l’avvocato Labate ha dimostrato che Scopelliti agiva in perfetta buona fede e che il primo cittadino non poteva accorgersi perché, di fatto, veniva raggirato attraverso un modus operandi in grado di superare qualsiasi forma di controllo. “Se non fosse così – ha proseguito Labate – in questo processo sarebbe imputato anche l’ex Sindaco f.f. Giuseppe Raffa dato che anche lui affidò gli stessi incarichi alla dottoressa Fallara. Quale sarebbe la differenza tra i due? È palese che la condotta della dottoressa Fallara era finalizzata ad indurre in errore tutti, e Raffa si accorse che la situazione presentava elementi ‘strani’ solo dopo alcuni articoli di stampa e dopo diversi pareri, interni ed esterni all’amministrazione, con cui si cercò di dare risposte al quesito”. Appare abbastanza palese, quindi, che non ci fosse la volontà di portare un ingiusto vantaggio alla Fallara da parte di Scopelliti o del sindaco f.f. Raffa il quale, altrimenti, si sarebbe ritrovato nella condizione di imputato in questo processo. “Una rottura politica non può scriminare – ha continuato il legale di Scopelliti – ma neanche un rapporto di amicizia può indicare la volontà di taluno di creare ingiusto vantaggio nei confronti di qualche soggetto. I testimoni che si sono susseguiti in questo processo, dai Dirigenti del Comune Nucera e Squillaci ai vari politici, hanno tutti ribadito l’impossibilità di essere a conoscenza delle autoliquidazioni della ex dirigente del settore finanze proprio in virtù dei raggiri da lei posti in essere. Come avrebbe potuto accorgersene Scopelliti?”
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