Tra fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie si segnala un aumento del 7,3% rispetto al 2012. Colpito l’intero territorio nazionale.
I dati fomiti dall’indagine svolta dal Cerved, un gruppo che studia la solidità e l’affidabilità delle imprese, oltre alla rischiosità dei settori in cui operano, consegnano al nostro Paese l’ennesima verità. Il 2013 passerà alla storia come uno degli anni più critici dell’economia italiana, tanto è vero che i risultati offerti dalle ricerche di mercato indicano che si è andati oltre anche rispetto al 2012, che pure aveva lasciato sul campo risultati impressionanti. La crisi economica che ha colpito il nostro Paese qualche anno fa e che continua incessante la sua corsa, tra fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie, eleva il numero delle chiusure aziendali a 111 mila, segnando un aumento del 7,3% rispetto al 2012. Il 2013 si presenta, quindi, come l’anno dei record. Il dato più impressionante è il numero delle procedure concorsuali non fallimentari, che addirittura registra un + 53,8% rispetto al 2012. Secondo quanto rivelato dal Cerved un ruolo chiave è stato giocato dal cosiddetto concordato in bianco, uno strumento che consente alle imprese di bloccare le azioni esecutive dei creditori in attesa di preparare un piano di risanamento. Da segnalare, quindi, che è addirittura raddoppiato il numero dei concordati preventivi, che hanno avuto un aumento del 103% rispetto all’anno precedente. Il fenomeno dei fallimenti è ormai in aumento su tutto il territorio nazionale, dal Nord-est al centro-sud con numeri impressionanti in Emilia Romagna (+25%), Trentino Alto Adige (+21%) e Sicilia (+27%). Complessivamente si registra un aumento generale del 12% (circa 14 mila) e risultano colpiti finanche settori che nell’anno precedente avevano fatto registrare lievi segnali positivi in termini di ripresa, come l’industria che nel 2012 aveva segnato un calo del 4,5 % rispetto al 2011. Sono in aumento anche le liquidazioni volontarie che hanno accomunato i destini di circa 94 mila aziende (+ 5,6% rispetto al 2012).