di Leo Iiriti – Bisogna fare le riforme! Senza le riforme non si va da nessuna parte! Stiamo uscendo dalla crisi, l’Italia ha il segno + quindi siamo all’uscita del tunnel. Tutte bugie, il cambio di governo non darà alcun risultato sul piano delle riforme economiche, stiamo sbagliando la diagnosi e quindi la cura. Tutti parlano di crisi economico – finanziaria, non si tratta assolutamente di una crisi la cui soluzione può essere trovata dagli economisti.
Oggi stiamo vivendo un conflitto tra Stati che fanno parte di un sistema economico, che nulla hanno in comune, e che nulla mai avranno. È inutile cercare una soluzione affidandoci agli economisti, perché una soluzione non riusciranno mai a trovarla, perché bisogna proporre una soluzione politicamente condivisa da tutta una serie di attori che operano all’interno di un sistema.
Potranno parlare quanto vogliono di tagli e di riforme, perché tanto una soluzione non la troveranno, con il vincolo di bilancio che ci siamo posti accettando le regole della UE non avremo margine di manovra. È un problema di tipo politico, l’Europa vuole che vengano fatte delle riforme che lei stessa ha stabilito, solo che a sua volta chiede che le scelte impopolari, in grado solo di distruggere il nostro sistema sociale, vengano prese dal nostro governo.
Il calcolo è semplice: l’Italia per ridurre il suo debito, dal 1 gennaio 2015, deve effettuare un taglio di 50 miliardi sulla spesa pubblica, considerati i calcoli degli esperti che quantificano il costo della politica a 2,5 miliardi, gli altri 47,5 dove si troveranno?
Bisognerà mettere in mobilità gli statali o licenziarli del tutto? Questa è fantapolitica! Possono chiamare anche il più grande luminare dell’economia che tanto i problemi non potrà risolverli. Se noi guardassimo alla storia, capiremmo subito che oggi stiamo applicando le scelte che Hoover attuò durante il periodo della depressione del ’29, quando per trovare una soluzione al problema, andò a tagliare la spesa pubblica. Tutti noi sappiamo come andò a finire: Hoover perse le elezioni, arrivò Roosvelt che punì i colpevoli (le banche) e rilanciò la spesa pubblica attraverso un piano di investimenti. Oggi noi ci troviamo di fronte allo stesso problema, solo che bisogna scegliere se essere ricordati come degli Hoover o dei Roosvelt, mentre la Cina si compra Krizia, un altro simbolo del Made in Italy.
Comprare il Made in Italy significa comprare la storia, la cultura e le tradizioni di un popolo. Più capitale straniero compra le nostre aziende, maggiore sarà la perdita di sovranità nella nostra cara Italia. Siamo pronti a diventare una succursale degli altri paesi? Credo proprio di no.
Dicano chiaramente i tedeschi, nel dettaglio, quali debbano essere le riforme che l’Italia deve attuare per essere un paese virtuoso, dicano loro a quale categoria sociale devono essere rivolti questi tagli, però lo facciano ora prima delle elezioni europee, così sapremo bene cosa chiedere ai nostri parlamentari quando ci dovranno rappresentare al parlamento europeo. Così vedremo se potrà continuare questa logica europea liberista, oppure riuscirà a predominare la concezione socialdemocratica dello stato, del nostro Stato, tutelando le esigenze del nostro popolo.
Abbiamo cambiato tre governi in tre anni, questo significa che chiaramente risposte non si riescono a trovare, la nostra politica pertanto è ad un bivio, o affronta lo scontro diretto con l’unico pseudo partner che stabilisce le regole del gioco, oppure sarà meglio rivedere la nostra partecipazione all’interno dell’UE, perché se per fare l’Europa bisogna chiudere le aziende, assistere a suicidi e vedere i giovani disoccupati, sarà meglio assumersi la responsabilità di scelte forti perché se cade l’Italia cade l’Europa e questo non penso che se lo possa permettere nessuno.