14\02\2014 – Con il termine fobia sociale si intende la “paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazioni nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri” (DSM IV-TR), rientra tra i Disturbi d’ansia e si caratterizza per l’eccessiva paura di essere giudicati negativamente nelle situazioni sociali o durante lo svolgimento di un’attività. La fobia sociale, in genere, si manifesta per la prima volta nell’adolescenza, intorno ai 15 anni, spesso come conseguenza di un’infanzia caratterizzata da inibizione e timidezza. Ciò che temono le persone affette da questo disturbo è il giudizio negativo che pensano l’altro svilupperà nei loro confronti rispetto ad un loro comportamento o azione in cui potrebbero sembrare persone ansiose, impacciate o deboli. Due sono gli aspetti cruciali alla base di questo timore: il forte desiderio di dare una buona impressione di sé agli altri e contemporaneamente una forte incertezza rispetto al raggiungimento di questo scopo. Chi soffre di questo disturbo, sottostima la personale capacità di contenere le emozioni negative quali la paura e la vergogna, immaginando disapprovazione, derisione, rifiuto o pena degli altri. La paura di essere giudicati negativamente in genere è molto elevata ed è spesso accompagnata da evidenti sintomi d’ansia, tra i quali rintracciamo: palpitazioni, tremori alle mani o alle gambe, sudorazione, malessere gastrointestinale, tensione muscolare, confusione. Partecipare a riunioni di lavoro, fare acquisti e svolgere attività quotidiane come conversare, mangiare e guidare, in presenza di altre persone, sono le tipiche situazioni temute ed evitate da soggetti con fobia sociale. L’evitamento rappresenta la strategia più utilizzata da queste persone che preferiscono non esporsi alle situazioni ansiogene per paura di provare un’ansia così intensa da ritenerla ingestibile o perchè stanchi di affrontare delle situazioni in cui lottano contro la propria sensazione di inadeguatezza. D’altra parte è vero anche che i soggetti che soffrono di fobia sociale, quando hanno un livello d’ansia molto elevato, ottengono realmente delle prestazioni scadenti. L’avverarsi di ciò che si teme di più, di solito, causa ulteriore imbarazzo, vergogna o senso di umiliazione. Si può instaurare, così, un circolo vizioso che autoalimenta il disturbo, in quanto mantiene nel tempo il timore del giudizio negativo e l’ansia anticipatoria. Oltre alla sintomatologia ansiosa ciò che sperimentano i soggetti fobici è l’emozione sociale della vergogna che in alcuni casi genera metavergogna (vergogna della vergogna). Ad esempio, se il soggetto percepisce di arrossire in un contesto sociale, molto probabilmente si vergognerà pensando che gli altri se ne possano accorgere, motivo per cui il rossore non potrà che accentuarsi. Concentrare l’attenzione sull’aspetto somatico dell’emozione, quindi, innescherà una sorta di circolo vizioso che determinerà un aumento delle sensazioni che si vogliono contenere. La metavergogna può essere considerata, dunque, un fattore di mantenimento del disturbo, in quanto esaspera il vissuto doloroso della persona, le impedisce di osservare realisticamente cosa accade ed ostacola la possibilità di mettere in atto comportamenti efficaci. Tra i fattori di rischio che maggiormente si riscontrano nella fobia sociale, troviamo i fattori genetici (sembra, infatti, che il disturbo si manifesti con maggior frequenza nei consanguinei di primo grado), psicologici, ambientali ed educativi. Le caratteristiche di personalità più frequentemente rilevate nelle persone con fobia sociale riguardano la tendenza al perfezionismo, l’ipersensibilità alle critiche, alle valutazioni negative ed al rifiuto, la sensazione di inadeguatezza, l’importanza attribuita al giudizio altrui, le difficoltà ad essere assertivi, la bassa autostima. Tra i fattori di rischio ambientali, invece, troviamo le esperienze di vita in cui la persona si è sentita umiliata o derisa oltre agli elevati livelli di stress relativi a importanti cambiamenti di vita. Diversi sono gli ambiti in cui gli individui con questa diagnosi sperimentano più facilmente il disagio tipico di questo disturbo, tra questi: l’ambito scolastico o lavorativo, sociale ed affettivo. Le difficoltà scolastiche sono spesso causate dalla presenza di ansia da prestazione. I problemi in ambito lavorativo, invece, sono più spesso causati dal timore di parlare in pubblico e dalla tendenza ad evitare impegni in cui la persona potrebbe sentirsi valutata negativamente. Nei casi più gravi queste difficoltà possono causare l’abbandono della scuola o del lavoro, o portare ad uno stato di disoccupazione a causa dell’evitamento dei colloqui di lavoro. Dal punto di vista sociale e affettivo, i soggetti con questa diagnosi hanno meno probabilità di avere relazioni sociali e sentimentali rispetto alla popolazione generale. Nei casi più gravi la persona si può isolare completamente. E’ importante sottolineare che tali difficoltà possono concorrere allo sviluppo di un disturbo depressivo o all’abuso di sostanze stupefacenti, che vanno a complicare ulteriormente il quadro patologico. La fobia sociale rappresenta, come si evince da quanto appena descritto, un disturbo altamente invalidante se non si agisce tempestivamente e secondo metodologie che rispondono a studi di efficacia, tra i trattamenti con questi requisiti ricordiamo la terapia comportamentale, il social skill training e la terapia cognitivo-comportamentale.
Dott.ssa Olga Iiriti
Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale