di Leo Iiriti – Oggi, sul Corriere delle Sera, sono apparsi tre articoli estremamente significativi che aprono ad un dibattito delicato che non si può più rimandare. Il nostro Capo dello Stato si è recato presso l’Unione Europea, per dichiarare, con dovere istituzionale, che la politica di austerity, a cui l’Italia è obbligata, aumenta il debito pubblico italiano e non rilancia la ripresa.
Meglio non fare promesse da mercante, che poi non si possono mantenere, perché dire che il 2014 sarà l’anno della ripresa è da imprudenti, in questo particolare momento storico. Si deve avere il coraggio di guardare alla realtà, e dire le cose come stanno, la logica dell’aggirare l’ostacolo, anziché affrontarlo, non produce alcun risultato, tanto prima o poi i nodi vengono al pettine, e se si dovesse intervenire con ritardo, la soluzione sarebbe un miraggio.
Il Capo dello Stato ha lanciato un messaggio che negli ultimi cinque mesi circola a gran voce sulle pagine dei quotidiani: il sistema Europa sta implodendo e si sta arrivando ad un punto di non ritorno. Per il bene dell’Europa, e non solo di alcuni paesi, sarebbe più opportuno rivedere i parametri di Maastricht che ci governano, stabilendo anche delle regole ben precise sul ruolo che le banche devono avere, se essere soggetti che producono soldi fittizi, oppure che investono nell’economia reale producendo benessere sociale.
L’altra notizia che meriterebbe grande attenzione è quella relativa alla Corte dei Conti, che ha chiesto 234 miliardi di euro, come risarcimento danni per lo Stato italiano, alla società di rating Standard & Poor’s, perché nella sua valutazione non ha considerato l’inestimabile patrimonio artistico-culturale presente nel nostro paese, che da solo costituisce fonte di affidabilità e garanzia.
Non dimentichiamo che il 60% del patrimonio artistico mondiale si trova sullo stivale. Ed anche qui i nodi iniziano a venire al pettine, e non bisogna far cadere tutto nel dimenticatoio, perché oggi le società di rating, hanno un peso politico esagerato.
Con i loro giudizi sono in grado di terminare la linea di politica economica che una nazione deve avviare, ponendo gli obiettivi da raggiungere sul medio-lungo periodo. La richiesta della Corte dei Conti, deve essere affiancata a quella della procura di Trani, che a mio parere sta portando avanti una delle inchieste più importanti degli ultimi anni, perché ci permetterà di capire quali siano le lobby che oggi realmente determinano le scelte nei diversi stati, e quale sia il perverso disegno che si vuole raggiungere. L’altra notizia, sulla quale il premier Letta ha lungamente festeggiato, è che il fondo KIA, uno dei primi fondi sovrani al mondo, è pronto a investire 500 milioni nel nostro paese.
Fa piacere sentire che un paese vogli investire in Italia, ma la cifra è indicativa del limitato livello di interesse che oggi l’Italia ha nel complessivo sistema economico. Potrebbe essere considerato un investimento utile da parte degli arabi per sondare il terreno, vedere che aspettative potrebbero sorgere per i loro conti, perché l’investimento totale, tenuto in considerazione solo in termini di valore, è veramente basso. Uno tra i primi fondi sovrani al mondo investe in un paese straniero 500 milioni di euro, parliamo di una quota di investimento che va tra la cortesia istituzionale, e il voler avviare, con un basso capitale, un percorso sul lungo periodo di sviluppo condiviso da parte dei due paesi.
Questi tre dati oggi ci dimostrano come alla fine, il grande dibattito che oggi stiamo vivendo, relativo al sistema europeo, stia per arrivare ad una fase delicata, dove non è più possibile prendere tempo per allontanare lo spettro di un circuito che ogni giorno è vittima di se stesso e delle sue logiche perverse. Con la moneta unica siamo tutti sulla stessa barca, i problemi dell’Italia, diventeranno anche quelli di Germania, Francia, Olanda…….
E se qualcuno pensa che la ripresa potrà ripartire solo quando l’Italia, che ha già venduto molte aziende, anche strategiche per il paese, continuerà a vendere una parte considerevole del suo inestimabile patrimonio, commetterà un grave errore, perché le compravendite devono avvenire in un clima di condivisione e non con una logica di ricatto. Prima o poi la corda si spezza e a quel punto non ci sarà più nulla da vendere e da comprare, specie se tutto questo non dovesse essere pianificato per dare al paese una spinta dal basso, dando risposte concrete al popolo italiano.