Il presidente Mimmo Praticò: «Stiamo facendo tutto il possibile per trovare una soluzione. Occorre mettere parte le divisioni di qualsiasi natura e lavorare assieme per salvare lo sport»
Dopo la pronuncia del Consiglio di Stato un altro tassello si è aggiunto al mosaico già molto complesso della vicenda di Parco Caserta. Si tratta di una questione che non intendiamo affrontare sotto il profilo giudiziario perché non ci compete; ma, certamente, non possiamo esimerci dall’effettuare le valutazioni che riguardano lo sport nella città di Reggio Calabria. I giudizi, da qualsiasi punto di vista si guardi l’intera questione, non possono che essere di segno negativo. Siamo sempre più preoccupati e, ci si passi il termine, anche addolorati, perché non riusciamo, nonostante i nostri sforzi, a trovare una soluzione a un problema che diventa ogni giorno sempre più pressante e che viene pagato a caro prezzo da centinaia di ragazzi tra cui molti diversamente abili, dirigenti, tecnici e atleti. Noi non sappiamo più a che santo votarci. In questi mesi siamo stati in contatto con il Presidente del Coni Giovanni Malagò che, pur non autorizzandoci a prendere in gestione l’impianto, ha dichiarato massima disponibilità a darci una mano per una eventuale soluzione; abbiamo contattato la F.I.N. Nazionale; abbiamo coinvolto la F.I.N. Regionale, nella persona del Presidente Porcaro che si è dichiarato disponibile a farsi carico della gestione purché il Comune aderisse alle sue richieste, in primis un intervento finanziario per la riattivazione della struttura; con la Commissione straordinaria ed in particolare con il prefetto Chiusolo, il quale ha dato mandato al dirigente dell’Assessorato per trovare una soluzione al problema; abbiamo detto, in questo caso, che eravamo contrari a un eventuale bando poiché si sarebbero allungati parecchio i tempi con il rischio di creare maggiori danni alla struttura, riscontrando disponibilità dall’altra parte a seguire questa via; abbiamo aderito alla richiesta del Comune di chiedere al Coni Nazionale di mandare a Reggio dei tecnici per esaminare il problema e definire i costi indispensabili per l’attivazione “nuda e cruda” della struttura. Il Coni, su nostro sollecito, ha inviato l’ingegnere Francesco Romussi, direttore generale dell’area Patrimonio e Impianti, insieme ad altri due tecnici, per effettuare una stima di massima; abbiamo ascoltato e cercato di dare speranza ai tanti ragazzi ed alle loro famiglie per un’apertura per quanto possibile celere. Abbiamo fatto, insomma, tutto quanto era nelle nostre possibilità, probabilmente anche andando oltre le nostre prerogative, per trovare una soluzione. Anche monsignor Giuseppe Fiorini Morosini ci ha contattati, manifestando la sua disponibilità ad intervenire. Purtroppo con amarezza diciamo che non siamo riusciti, ad oggi, nonostante la nostra ferma volontà, ad ottenere i risultati sperati. Parco Caserta, in questo momento, rappresenta “la punta dell’iceberg” di un problema molto più ampio e complesso. È l’impianto per cui stiamo ricevendo maggiori pressioni, ma nelle stesse condizioni versa il Palapentimele, oltre a tanti piccoli impianti che utilizzano le diverse federazioni sportive, molte delle quali costrette a interrompere la loro attività e quella delle società affiliate. Tante società sportive, quest’anno, si sono ritirate perché non ce la fanno ad andare avanti. Tanti dirigenti coraggiosi mi hanno dato la disponibilità a prendere in gestione alcuni impianti, anche a costo di renderli agibili in qualche modo a proprie spese. A tal proposito presenteremo alla Commissione straordinaria le schede di alcuni impianti e alcune proposte da parte delle società sportive e delle federazioni. Insomma, a Reggio si sta vivendo una stagione sportiva che sta andando avanti soltanto per la forte determinazione dei dirigenti sportivi. Parlo di Reggio perché conosco più direttamente le problematiche, ma anche le altre province calabresi hanno grande difficoltà per l’utilizzo degli impianti, per la loro messa a norma, per l’abbandono di strutture mai utilizzate e non più utilizzabili per la vetustà e per l’abbandono da parte degli enti proprietari. Il mio grido di dolore vuole essere un modo per rivolgere a tutti gli amministratori locali – dai Comuni, alle Province, alla Regione – un’esortazione affinché non abbandonino lo sport calabrese al suo destino. Ricordo a tutti che lo sport è vita, lo sport è passione, lo sport è rispetto delle regole, lo sport è povero di soldi ma è ricco di dignità e di valori, lo sport è senza colori di alcun tipo. Il mio appello è proprio questo: mettiamo tutti da parte le divisioni di qualsiasi natura e lavoriamo assieme per salvare lo sport. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti.