Costretti ad aumentare l’imposta sulla RCAuto

La garbata e puntuale nota di Paolo Ferarra, referente del movimento “Liberi di ricominciare” e la richiesta d’incontro formulata dalla coordinatrice regionale del Sindacato nazionale agenti di assicurazione, Francesca Pizzi, mi consente di approfondire la tematica relativa alla variazione dell’aliquota d’imposta sulle assicurazione RCAuto.

E’ necessario, prima di tutto, richiamare il contesto all’interno del quale è maturata tale scelta che, posso assicurare, è stata ponderata e molto discussa.

La crisi generale e gli impatti conseguenti sui parametri fondamentali dell’economia e sui conti pubblici, uniti all’obiettivo di salvaguardia del Pareggio di Bilancio 2013, ha comportato un’azione di riequilibrio che è stata sviluppata dal Governo in fasi successive ed ha richiesto l’adozione di diverse manovre correttive di particolare intensità e conseguenze.

In relazione al contenuto di tali norme gli Enti Locali sono stati destinatari di manovre che hanno profondamente mutato lo scenario nel quale gli stessi operano, incidendo fortemente sull’ammontare delle risorse finanziarie a loro disposizione.

Conseguentemente, il concorso al risanamento pubblico chiesto al Comparto delle Autonomie Locali è stato particolarmente oneroso e di grave intensità, al punto da mettere in forse la stessa erogazione dei servizi attribuiti alle Province per legge.

Con le citate manovre il contributo richiesto alle Province è stato di 300 milioni di euro a decorrere dal 2011, 500 milioni di euro a decorrere dal 2012 e 1.200 milioni di euro a decorrere dal 2013.

Per effetto delle manovre economiche degli ultimi tre anni si sono quasi azzerati i trasferimenti dello Stato. A tanto va aggiunta la perdita di gettito dell’addizionale dell’energia elettrica derivante dall’attribuzione, dal 2012, allo Stato, così come i minori trasferimenti provenienti dalla Regione.

Il decreto legge n.35 del 2013 ha portato a livelli pressoché insostenibili il concorso che si chiede a gran parte del comparto, tagliando i bilanci delle Province del 25% della spesa. In totale, dal 2011 al 2013, i tagli alle Province sono stati di 2,1 miliardi di euro. Ciò vuol dire, come evidenziato in uno studio dell’UPI, che si è chiesto alle Province, che rappresentano l’1,3% della spesa pubblica, di contribuire al risanamento del Paese tagliando i propri bilanci, appunto, del 25%.

Per la Provincia di Reggio Calabria, in riferimento all’anno appena concluso, la diminuzione dei trasferimenti statali è stata di circa venti milioni di euro, i mancati trasferimenti regionali sono stati, invece, circa nove milioni di euro.

In questi anni, l’Amministrazione provinciale ha contenuto le spese fisse di parte corrente, privilegiando quegli interventi destinati al servizio della collettività e del territorio. Numerose e qualificanti sono state le azioni in campo sociale, ambientale, della difesa del suolo, della viabilità, dell’edilizia scolastica, della formazione del lavoro, del sostegno alle imprese ed attività produttive che sono state realizzate in questi anni, grazie anche alla capacità progettuale dell’Ente. Senza dimenticare tutti quei casi dove, assumendo un ruolo sussidiario, la Provincia si è fatta carico di interventi a beneficio di quelle amministrazioni comunali in difficoltà. E questo è avvenuto tanto nei confronti di piccole realtà, quanto delle grandi, fino alla città capoluogo.

In questi ultimi due anni, si è fatto fronte ai continui tagli con una più attenta e razionale gestione della res publica, con interventi mirati che hanno consentito di recuperare somme o limitare la spesa.

In tale quadro, per esempio, si inseriscono tutti i processi di innovazione che, curati e promossi dal Direttore Generale, dott. Antonino Minicuci, hanno riguardato la riduzione dei costi, il miglioramento della qualità degli interventi, la riduzione dei tempi e la lotta all’illegalità, il recupero di somme arretrate, la velocizzazione del rilascio delle concessioni, la disdetta di alcuni fitti che, da soli, hanno fatto risparmiare quasi quattro milioni di euro.

Un’altra importantissima iniziativa è l’avvio del procedimento di recupero dei trasferimenti erariali perenti. Quasi novantacinque milioni di euro, di cui il 50% a residuo, che, una volta nelle casse provinciali, daranno margini d’intervento tali da poter compiere scelte magari meno gravose nei confronti della collettività.

Tuttavia, in attesa di tutto questo, dovendo e volendo assicurare le funzioni fondamentali attribuite alla Provincia, siamo stati costretti ad aumentare l’aliquota dell’imposta RcAuto.

Si è deliberato un aumento pari al 3,5% che, se le stime verranno confermate, consentirà all’Ente di recuperare, in aumento rispetto all’anno 2013, una cifra vicino a i quattro milioni di euro. Somme che non compenseranno di certo i tagli subiti ma consentiranno di poter intervenire ancora nel sociale, nella viabilità, nella difesa del suolo, nell’edilizia scolastica.

Pur essendo possibile fin dal 2011, questo aumento avviene solo adesso, siamo gli ultimi a farlo tra le Province italiane che, nella quasi totalità, hanno invece aumentato l’aliquota da subito.

So bene che la provincia reggina risulta avere le tariffe assicurative tra le più care d’Italia, ma questo non dipende certo dall’aliquota determinata dalla Provincia ma da un insieme di fattori sui quali discuteremo con il sindacato degli agenti di assicurazione in occasione dell’incontro richiesto e al quale il Presidente Giuseppe Raffa ha già dato la sua piena disponibilità.

L’impegno che possiamo oggi assumere è quello di rideterminarci su questa materia non appena le condizioni lo consentiranno, magari dopo aver ottenuto ampie garanzie da parte dei ministeri competenti sui trasferimenti erariali ancora perenti.

Comunicato Stampa Provincia  Reggio Calabria

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