La Politica Commissariata

di Leo Iiriti – Il 2014 sarà un anno che, in virtù della legge di stabilità approvata tra mille difficoltà e contraddizioni, dovrà imporci una serie di riflessioni. Innanzitutto dovremmo rivolgere a noi stessi alcune domande: oggi i rappresentanti della politica sono in grado di promuovere politiche autonome e svincolate da logiche di potere sovranazionale? E quali sono i veri sistemi di potere che oggi senza manifestarsi apertamente muovono le fila della scena? E quanto, oggi, le politiche sovranazionali hanno riflessi negativi nelle logiche amministrative locali e nazionali?

Dovremmo, a mio parere, stabilire delle regolamentazioni precise che possano chiaramente indicare i ruoli degli attori in gioco. I principali protagonisti che oggi indirizzano le scelte della politica nazionale sono da individuarsi all’interno di organismi che dovrebbero avere funzioni diverse, ma che invece sono fortemente collegati fra loro: banche, società di rating, e la Troika (BCE, FMI e Unione Europea germanocentrica).

Paradossalmente gli enti locali sono fortemente limitati non da logiche di indirizzo politico nazionale, ma da logiche europee e finanziarie. Gli ultimi governi sono nati e si sono strutturati per garantire azioni politiche contestualizzate nel cosiddetto modello di governo europeo e all’interno estremamente importante diventa il livello di credibilità che lo stato ha all’interno del sistema.

Ma chi stabilisce il livello di credibilità economico di uno stato, con giudizi estremamente netti che poi influiscono sull’andamento del percorso politico? Sono le società di rating, a molti sconosciute, se non per i giudizi espressi sugli Stati, che determinano il livello di affidabilità degli stessi, influenzando la percentuale di interesse che si dovrà pagare a seguito della vendita dei titoli. Oggi noi  paghiamo degli interessi sui titoli che pongono dei vincoli assolutamente inaccettabili. Ma realmente le società di rating cosa sono?

Sono soggetti di diritto privato che valutano la solidità e la credibilità degli Stati, non si sa attraverso quali criteri, collegati direttamente al circuito finanziario delle banche che prendono a prestito i soldi dalla BCE, li investono sui mercati finanziari obbligazionari primari e secondari, riuscendo a ottenere cospicui guadagni. Quindi più basso è il livello di affidabilità di uno stato più alto è il tasso di interesse che una nazione deve pagare e maggiori sono i guadagni che gli istituti finanziari riescono a capitalizzare.

Per essere più precisi le società di rating sono quelle società che hanno attribuito ai mutui subprime americani il livello di massima affidabilità, garantendo in questo modo i fondi pensione americani sull’acquisto dei pacchetti azionari (hanno detto state tranquilli sono sicuri potete comprarli) che successivamente tutti noi sappiamo cosa si sono rivelati.

Subito dopo la catastrofe finanziaria, quando la commissione del Senato degli Stati Uniti d’America chiese loro per quale motivo avessero certificato con un livello di massima affidabilità i mutui di cui sopra, risposero che le loro erano solo opinioni e che pertanto non potevano essere ritenuti responsabili appellandosi al primo emendamento della costituzione americana, e proprio in quanto soggetti di diritto privato che esprimevano delle opinioni erano da considerarsi totalmente estranei alla grande crisi dei mutui americani, e così accadde.

Quindi vi sono una serie di soggetti che influiscono direttamente sulla gestione politica del nostro Stato provenienti dal circuito finanziario. Per trovare risposte ai problemi del nostro Paese bisogna rompere il legame perverso tra la politica e il mondo dell’alta finanza e riproporre il profondo legame tra la politica e il popolo sovrano, prima che tutto il sistema europeo possa implodere.

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