di Carlo Viscardi – Il 2013 giunge al termine e come tutti gli anni, ognuno di noi tira il bilancio dell’anno delle cose positive e di quelle negative… Stiamo ad osservare, invece, cosa stia facendo la nostra classe politica, prima della conclusione dell’anno solare, e l’inizio del 2014. La prima cosa da notarsi è che il Presidente Napolitano, a differenza delle scorse volte, al posto di emanare un solo decreto legge, il famoso mille proroghe, quest’anno ne ha emanati due, che presto potremo leggere sulla Gazzetta Ufficiale.
Il primo decreto contiene «Disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonchè a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali».
Nel secondo decreto Dovrebbe essere prevista la possibilità per le pubbliche amministrazioni di recedere dalle locazioni passive (i cosiddetti «affitti d’oro») entro il 30 giugno del 2014, la sospensione degli sfratti per chi ha un reddito familiare sotto i 21.000 euro, e una serie di misure già contenute nel ddl «Salva Roma» a partire dai 115 milioni di euro per coprire i buchi del bilancio capitolino e dove il sindaco Ignazio Marino vuole tranquillizzare i romani, rassicurando che il Campidoglio non metterà ulteriormente le mani nelle tasche dei cittadini. Non ci saranno tentativi di reintrodurre l’aumento dello 0,3% di addizionale Irpef che il Governo Letta ha scongiurato stralciandolo dal decreto Salva Roma. «Una cifra che corrisponde a circa 130 milioni di euro. Noi questa somma andremo a recuperarla con la centralizzazione. Ci stiamo lavorando da due mesi. Grazie a questo progetto siamo in grado di non chiedere l’aumento della tassa comunale». Alla domanda su quali voci interesseranno i tagli viene dichiarato : “Ci saranno risparmi sulla carta, sui computer, sui telefoni, insomma su tutti i materiali che permettono il funzionamento della macchina che fa capo al Comune. Ad esempio, si andrà a risparmiare anche sui materiali usati nelle scuole materne dal semplice utilizzo dei telefoni agli arredi. Non significa che investiremo di meno in questo settore ma che le spese saranno razionalizzate. Centralizzando ogni tipo di acquisto sarà possibile rivedere al ribasso le varie voci di spesa.” Alle varie domande sull’AMA, sui suoi operatori scoperti a mischiare i rifiuti della raccolta differenziata risponde: “Credo che ci siano delle eccezioni di lavoratori che non sono leali con se stessi e con la loro città. Non escludo che casi come questo possano accadere. Io stesso, qualche mese fa, sorpresi un lavoratore dell’Ama in via Ostiense che non gettava il vetro nell’apposito contenitore. Mi fermai, scesi dalla mia bicicletta e gli dissi che ciò che stava facendo era molto negativo. Non solo per il fatto in sé, ma anche perché se i cittadini lo avessero visto avrebbero avuto la sensazione che la loro determinazione nel portare avanti la raccolta differenziata fosse stata vana.” Intanto i dati sulla disoccupazione e la povertà nel nostro paese non sono di certo confortanti, In sette anni (dal 2005 al 2012) sono raddoppiati i poveri in senso assoluto nel nostro Paese. Lo dice il Rapporto sulla coesione sociale secondo cui i dati sono persino triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). Ai massimi storici anche la povertà relativa, che coinvolgeva nel 2012 il 12,7% delle famiglie residenti in Italia e il 15,8% degli individui, si tratta dei valori più alti dal 1997, anno di inizio della serie storica. Sul fronte lavoro la situazione è sempre più precaria, con il posto fisso diventato ormai un miraggio, soprattutto per i giovani: “Il numero medio di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nel 2013 è diminuito rispetto all’anno precedente (-1,3%)”, si legge nel rapporto, “Il fenomeno ha riguardato soprattutto i lavoratori gli under 30, diminuiti del 9,4%”. A questo si aggiunge il fatto che quasi un pensionato su due (il 46,3%) ha un reddito inferiore ai 1.000 euro lordi al mese, mentre il 38,6% ne percepisce uno tra 1.000 e 2.000 euro. Diciamo pure che il governo Letta avrebbe da lavorare molto, e dovrebbe impegnarsi almeno a far diminuire di qualche punto percentuale, questi dati molto negativi che fanno chiudere un 2013 non di certo con auspici di ottimismo.
Ci si augura che il 2014 possa essere sì l’anno dell’inversione di marcia….