Corte d’Appello conferma incandidabilità Arena. L’ex sindaco: ”Addebitatami responsabilità oggettiva.
La notizia era attesa e non rappresenta una sorpresa, nonostante la difesa dell’ex sindaco e attuale Assessore regionale Demetrio Arena. La Corte d’Appelli ha confermato la sua incandidabiltà. A darne notizia lo stesso primo cittadino attraverso un comunicato stampa in cui sottolinea come “il Collegio così come per gli altri amministratori, ha censurato però l’operato dei giudici di primo grado che non sono entrati nel merito dei rilievi posti dai ricorrenti. Ha invece introdotto una nuova fattispecie, svincolata totalmente dagli addebiti posti a base della decisione dello scioglimento del Comune di Reggio Calabria, ritenendo che al Sindaco non è da ascrivere ‘l’omesso personale adempimento riguardo ai rilievi formulati‘, né tanto meno ‘l’omessa vigilanza‘, dando atto che la situazione organizzativa e amministrativa del Comune, nella quale il sindaco si è trovato ad operare, era tale da non poter pretendersi la minuziosa vigilanza e il dettagliato controllo delle attività amministrative, poiché ‘ormai compromessa, forse irrimediabilmente’. In altre parole sembra che la situazione Palazzo San Giorgio fosse ormai irrimediabilmente compromessa e dunque a nulla sarebbero serviti gli eventuali interventi idi controllo. Il giudizio di incandidabilità – prosegue Arena richiamando la sentenza – si fonda, quindi, esclusivamentesulla carenza di ‘impulso d’indirizzo’ atto a stimolare ‘con l’urgenza dettata dalla gravità del caso, percorsi diversi, finalizzati all’immediata e determinata, nonché tenace e perseverante bonifica dal malcostume e dal malaffare diffusi dell’intero impianto strutturale della propria organizzazione (poiché ormai compromessa, forse irrimediabilmente) ed al ripristino di una effettiva conformità a legge e Costituzione del suo andamento ordinario, mediante ogni opportuna dotazione normativa e regolamentare’“. “La Corte d’Appello, con sentenza notificatami alla Vigilia di Natale – ha proseguito Arena – ha confermato quindi la mia incandidabilità per le prossime elezioni amministrative. Nel prendere atto della decisione, che rispetto ma non condivido, osservo così come in quello del Tribunale, anche nel provvedimento della Corte non vi è, e d’altronde non vi poteva essere, alcun accenno a miei atti o comportamenti indicativi, nemmeno larvatamente o indirettamente, di contiguità, connivenza o vicinanza alla criminalità organizzata. La Corte d’Appello ha delineato minuziosamente il contesto in cui la mia Amministrazione si è trovata ad operare sin dal suo insediamento, rilevando una marcata situazione di inefficienza e degrado della macchina amministrativa comunale, non addebitando pertanto al sottoscritto alcuna responsabilità rispetto ai fatti contestati e alla più complessiva attività di vigilanza” Dunque sembra leggere che l’Amministrazione Arena abbia avuto le mani legate all’interno di un sistema amministrativo fortemente viziato e che a essa non vada ascritta nessuna fattispecie di reato. “Tuttavia la decisione dell’incandidabilità si ‘fonderebbe sulla mancanza di una attività di impulso‘ che nei sei mesi di attività amministrativa si sarebbe dovuta espletare per bonificare la macchina organizzativa dal malcostume e dal malaffare diffusi. Una considerazione che non prenderebbe atto della presenza, all’interno di Palazzo San Giorgio, dei vari ispettori che hanno di fatto bloccato l’attività amministrativa dell’Ente. “Prendo atto di ciò, ma rilevo che nessuno fino ad ora- evidenzia Arena – mi aveva chiesto di produrre i numerosi atti ed iniziative che nei pochi mesi di mia sindacatura ho adottato per ridare efficienza ai servizi, tutti, e per correggere prassi e comportamenti distorti da parte degli uffici comunali. Credevo, invero, didovermi difendere, nel giudizio di incandidabilità, da responsabilità mie personali e dirette, rispetto alle cause dello scioglimento per contiguità alla ‘ndrangheta della Amministrazione comunale”. “Mi si addebita invece una responsabilità oggettiva riguardo alla situazione amministrativa e non rispetto alle cause di scioglimento decretate dal Governo: è evidente che chiunque al posto mio sarebbe stato dichiarato incandidabile”. “ “Se da un lato ciò mi conforta con riferimento alla mia personale onorabilità, dall’altro non posso accettare che gli elementi utilizzati per decretare lo scioglimento dell’amministrazione comunale siano oggettivamente addebitati a colui che si trovava ad esserne il massimo rappresentante, ma che non li aveva in alcun modo determinati; con la conseguenza che tali elementi comportano la mia incandidabilità per la prossima tornata elettorale (sempre che io ne fossi intenzionato), sottraendo un diritto costituzionalmente garantito al cittadino quale è quello dell’elettorato passivo. Per questo – ha concluso Arena – impugnerò il provvedimento della Corte d’Appello davanti alla Suprema Corte di Cassazione“.
Giuseppe D’Agostino