(Reggio Calabria, record nazionale si sarebbe registrato un incremento delle tessere addirittura del 315%)
di Peppe Giannetto – Quello che doveva essere il partito delle regole, dell’eticità, dell’onestà in politica, contrapposto al centrodestra si sta palesando, al contrario, un coacervo di faide locali e nazionali, scontri intestini, sedi di incontestabili contiguità al Sud con la delinquenza organizzata, come ipotizzato dagli inquirenti campani e calabresi. Carabinieri a Roma nella sede di Via del Nazareno mentre è in corso la riunione della commissione di garanzia sul tesseramento per disposizione della DDA napoletana,Centinaia di tessere in bianco, numerate secondo un ordine regolare, con la firma dell’ex segretario Pierluigi Bersani. Accuse di manipolazione delle tessere giungono dalla Sicilia e che hanno obbligato alcune federazioni provinciali a sopprimere i congressi per le gravi anomalie riscontrate, 30.000 tessere in bianco arrivate in Calabria a fronte di 40.000 rinnovi, una inarrestabile, un incontrollabile ed improvviso desiderio di procurarsi la tessera del partito da parte di migliaia di immigrati, numerosi i quali neppure parlano l’italiano, figurarsi se conoscono Renzi, Cuperlo o addirittura Civati..
In sostanza un partito che non solo sembra aver ricevuto in eredità quanto di peggio ha manifestato la prima repubblica, ma che ha eretto, in alcune regioni del Paese, i più gravi di questi guasti a sistema. Tutto questo quando ancora il percorso congressuale è faticosamente e stentatamente all’inizio, e mancano ancora 15 giorni per commemorare ….le tanto attese, e per certi versi paventate, primarie.
D’accordo che l’informazione nazionale protende a minimizzare quanto sta succedendo nel PD, troppo assillata e preoccupata del posizionamento post congressuale. Gli stessi big, alla ricerca affannosa della segreteria sembrano non comprendere quanto sta succedendo in tutta Italia, impegnati come sono a cannoneggiare quotidianamente il già zoppicante governo, ma è impossibile non evidenziare come la straordinaria originalità che il nuovo corso del PD doveva raffigurare è affondata fra litigi burocratici e scenari torbidi che mal si adeguano con la tanto annunciata trasparenza di un cammino, quello della corsa alla segreteria, che per lo spessore dei contendenti e per l’epocalità della scontro generazionale, avrebbe meritato ben altro contorno.
La conclusione è che perfino una affermazione netta di uno dei contendenti, soprattutto per il beniamino Renzi, potrebbe essere condizionata, e per certi versi limitata, poi dal percorso congressuale, dando la stura ad una interminabile scia di diatribe e ricorsi che comprometterebbe, sin dall’elezione, l’attendibilità del futuro segretario. La diagnosi più aspra e drammatica è che sta emergendo la vera natura di un partito diviso non in correnti, che nel bene e nel male potrebbero essere espressione di posizioni politiche, ma di cordate che mirano solo alla gestione del potere locale.