di Katia Germanò – Ieri 25 novembre 2013 si è tenuta anche a Reggio Calabria, in concomitanza con eventi simili nel resto d’Italia, una manifestazione per dire No alla violenza sulle donne. Davanti al Teatro Cilea, parecchie associazioni e gente comune si sono ritrovati sotto un unico colore il rosso, tonalità scelta per caratterizzare la manifestazione, ed hanno utilizzato arte, musica, reading e tanto altro per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo problema sociale che dilaga sempre più. L’intento non è solo quello di focalizzare l’attenzione sul femminicidio ma di fermare la cultura della violenza in ogni sua forma e non è un caso che sia stata scelta la parola “sciopero” per questa forma di protesta.
“Per noi in Calabria, a Reggio Calabria lo sciopero non vuol dire solo “femminicidio”. Come donne calabresi il primo stupro che riceviamo è quello della ‘ndrangheta che ci uccide se ci ribelliamo, che ci vuole sottomesse, che avvelena per profitto, nel silenzio di amministratori conniventi, la nostra terra e ci ammazza con il loro consenso, che ha scippato il futuro ai nostri figli col clientelismo e la commistione con i luoghi del potere in tutti i campi, che incendia i luoghi di cultura e democrazia, che ci impedisce di essere libere. Le donne saranno in piazza per chiedere, anzi pretendere che la nostra città e questo Paese diventino finalmente un posto per donne.” ( Documento Politico – Sciopero delle Donne – Reggio Calabria)