La quiete dopo la tempesta. Se di tempesta si può parlare. Politici, critici, opinionisti, portaborse, perdigiorno, cittadini si scatenano nel commentare la separazione (e non scissione) nel Pdl tra il gruppo Berlusconi che transita su Forza Italia e il gruppo Alfano che approda nel nascente Nuovo Centrodestra. A leggere i giornali di domenica, soprattutto quelli ondeggianti da sempre verso il centrosistra, si coglie, tra le righe, una punta di delusione. Si aspettavano tutti che Silvio Berlusconi durante il suo intervento al Consiglio nazionale bastonasse Angelino Alfano e coloro che l’hanno seguito, additandoli al Paese come i traditori del progetto, i venduti alla sinistra, gli autentici “cori ‘ngrati” insomma. E invece il Cavaliere, ancora una volta, ha dato una lezione di saggezza e di lungimiranza politica, da autentico leader e da vero statista. Sa benissimo Berlusconi che questa nuova situazione, da lui sotto sotto avallata, rafforza il Centrodestra se falchi, falchetti, colombe, innovatori, lealisti e via discorrendo sapranno mantenere le consegne del rispetto reciproco. Esistono, insomma, tutte le condizioni affinché venga posto al centro come nelle regioni un argine molto forte alle gioiose “macchine da guerra” della sinistra italiana che si sta preparando, in una clima rissoso, a dare l’assalto al Palazzo del Governo. E invece con questa mossa di Berlusconi tutto ritorna in gioco: il Centrodestra ha le carte in regola per far fare la stessa fine alla “cicala” Renzi (o ad un altro candidato premier) di Occhetto e Bersani, i piloti di quella “macchina” andata a sbattere sulle urne degli italiani.
Dietro ogni epocale passaggio politico c’è una storia. Berlusconi ha lanciato un preciso messaggio ai suoi di Forza Italia: “Chiudete la bocca e non insultate coloro che hanno scelto un’altra strada, restando nel centrodestra. Come Lega e Fratelli d’Italia saranno nostri alleati alle prossime elezioni. Non scaviamo solchi, quindi”. C’è da augurarsi che i falchi locali, in particolare quelli calabresi e reggini, si adeguino al messaggio del Capo, limitandosi a fare bella mostra nella foto dei giornali con i nuovi amici all’interno dei due schieramenti. Si tratta, infatti, di due posizioni parallele che dovrebbero favorire la nascita, così come si stanno sforzando di ribadire Berlusconi e Alfano , di una grande coalizione di centrodestra. Perché più forte? Il nuovo soggetto politico guidato da Alfano è sul punto di attrare l’area Udc (lo hanno ribadito Casini e Cesa che da tempo hanno un rapporto diretto con Giuseppe Scopelliti) e quella parte di Scelta Civica ormai ad un passo dalla rovina. In più si può aggiungere alla coalizione la nascente Nuova Alleanza nazionale di Storace. Numeri alla mano, a prescindere dall’incandidabilità del Cavaliere che resta comunque l’indiscusso leader del Centrodestra (con un ruolo alla Grillo per intenderci), questa che sta per nascere sarà una coalizione virtualmente più forte. Come risponderà la sinistra? Perseguitati dall’ossessione del “berlusconismo”, i leader del Pd dovranno fare i conti con le lacerazioni interne. Prodi ha gettato la spugna, D’Alema e Veltroni (già rottamati da Renzi) non si rassegnano, Bersani medita vendetta e l’ala della Margherita del Pd (gli ex democristiani) minacciano di fare lo strappo se a Letta verrà impedito di governare. In questa “armata brancaleone” spuntano diverse realtà come Pippo Civati, i giovani turchi e tante altre anime in pena. Alla luce di questi scenari che effetto potrà avere in Calabria la nuova realtà del Centrodestra? Quasi tutti i politici che hanno scelto di aderire a Forza Italia (da Santelli a Mancini, da Tallini a Morrone) hanno saggiamente ribadito, accogliendo il messaggio di Berlusconi, che la lealtà al governatore Scopelliti è fuori discussione. Si andrà avanti nel rispetto dei nuovi equilibri. Scopelliti, uno dei più vicini ad Alfano, sino all’ultimo ha cercato di mediare per evitare la separazione, ma la sua immagine a livello nazionale e regionale ne esce più rafforzata. Adesso si aspettano dal governo interventi mirati per la nostra regione. Infatti è propria questa una delle principali ragioni per cui Peppe si è battuto per la fiducia al governo Letta.
FRECCIA DEL SUD