“Odio e Amo. Forse chiederai come sia possibile. Non so. Ma è proprio cosi, e mi tormento” – Catullo. (trad. S. Quasimodo)
Le parole del poeta Catullo, descrivono chiaramente, uno dei vissuti più comuni, ma anche meno accettati da tutti noi: il sentimento di ambivalenza. Tale sentimento, può essere definito come la coesistenza, simultanea, di amore e odio rivolti verso lo stesso oggetto, inteso anche come persona. Quando nasce l’ambivalenza? La psicologia, c’insegna che questo vissuto fa parte dell’essere umano, ma che i bambini piccoli, non sono, ancora, in grado di ammettere che una persona possa provare emozioni opposte. Questo perché, la loro percezione delle relazioni è del “tutto o niente”, quindi un bambino fa fatica a sentire che ama ancora quell’amico, verso cui prova in un momento specifico rabbia, perché ha rotto il suo giocattolo preferito. Diversamente dai bambini, gli adulti, su un piano razionale, sono più bravi nel capire che possono esistere emozioni miste, ed accettare il fatto che un evento possa provocare sentimenti positivi e negativi. Il fatto di riconoscerla come possibile vissuto, non aiuta, però, a gestire l’ambivalenza, sempre nel migliore dei modi. Infatti, nella maggior parte dei casi, vivere questo conflitto interiore porta a frustrazione, confusione, incertezza, incapacità nel prendere una decisione e quindi, spesso, ad un blocco dell’azione. Accade che, la presenza di un intensa ambivalenza affettiva è spesso associata a forte angoscia e senso di colpa. Di fronte a questo stato di malessere, si cerca di reagire reprimendo uno dei due sentimenti, che nella maggior parte dei casi è quello negativo. Ma, se il tentativo di repressione, inizialmente illude di aver risolto il problema, a lungo andare questo conflitto riemerge in una forma che appare ancora più difficile da gestire. La conseguenza più probabile, è quella di avere un crollo emotivo. Infatti, il fatto di essere ambivalente, porta ad uno stato di tensione che si manifesta estremizzando i propri comportamenti, positivi o negativi verso l’oggetto o la persona che li ha scatenati. Perché il sentimento di ambivalenza è così difficile da accettare? Una possibile ipotesi, può essere formulata se consideriamo il tipo di società in cui viviamo. Questa nostra cultura occidentale, valuta positivamente coerenza, linearità ed ordine. Nasce un contrasto tra le aspettative sociali, rispetto ai ruoli che assumiamo, e ciò che sentiamo. Di fronte a questo, noi tutti facciamo fatica, quindi, ad ammettere di sentirci spesso ambivalenti, in quanto questa condizione non è socialmente accettata. Ciò porta ad un tentativo di repressione del nostro stato di crisi. Cosa poter fare, per poter, vivere più sereni? Sarebbe bene, partire dall’accettare il fatto che emozioni positive e negative possono coesistere allo stesso tempo e verso lo stesso oggetto, che le due emozioni, possono agire e modificarsi a vicenda e che l’ambivalenza, così come tutte le altre emozioni, nasce non solo dagli eventi ambientali, ma soprattutto dall’interpretazione che ognuno di noi da a tali eventi. È importante, sottolineare, che il riconoscimento della propria condizione è sicuramente un passo doloroso, in quanto chi decide di affrontare sé stesso, inizia un cammino di scoperta che porta necessariamente alla conoscenza di parti di sé che, spesso, si fa fatica a vedere ed accettare, significa mettersi in discussione rivalutando, a volte, i propri punti di vista, imparando a sentire, riconoscere le proprie emozioni e a saperle gestire, ma è utile per poter giungere ad una effettiva risoluzione di questo nostro particolare conflitto. Considerando che nella vita, i vissuti di ambivalenza si ripresenteranno più e più volte, è importante raggiungere questa consapevolezza, che insieme ad una migliore conoscenza di sé, intesa come conoscenza dei propri limiti ma anche potenzialità, ci aiuterà ad essere pronti per affrontarle in maniera efficace, risolvendole, tutelando così, il nostro benessere.
Dott.ssa Antonella Mento, psicologa