“Dalla rigorosa ricerca di Ettore Rocca emerge un discorso, quello Kierkegaardiano, capace di toccare le corde del cuore e di aprire la mente a nuovi orizzonti. Emerge cioè un messaggio che illumina l’interiorità dell’uomo e lo esorta a vivere l’esistenza consapevole di ciò che è: una realtà irripetibile destinata a puntare lo sguardo oltre le stelle”. Con queste parole Luigi Marino, presidente del Teatro dei Semplici, conclude il suo intervento durante la presentazione del libro “Kierkegaard”, vergato del docente di Estetica presso la facoltà di Architettura della Mediterranea Ettore Rocca. L’evento, ideato e realizzato dal Teatro dei Semplici, nell’ambito del progetto culturale “L’aratro e la semina”, in collaborazione con il Dipartimento Architettura e Territorio della Mediterranea, l’assessorato provinciale a Cultura e Legalità, il CIS della Calabria è stato moderato dal direttore di ReggioTV Francesco Chindemi ed ha avuto inizio con i saluti di Rosita Borruto, presidente CIS, e del Prorettore per l’Orientamento della Mediterranea Alberto De Capua, che s’è soffermato sul valore umano e culturale di Ettore Rocca. È seguita poi l’introduzione di Gianfranco Neri, Direttore del Dipartimento Architettura e Territorio e gli interventi di Daniele Cananzi, docente di Filosofia del Diritto a UniRoma1, Luigi Marino, Francesca Saffioti, docente di Estetica alla Mediterranea, Laura Thermes, docente di Composizione Architettonica presso la Mediterranea. Neri ha ricordato che “il pensiero è la vera ricchezza di cui possiamo disporre”, Canazi ha evidenziato che “il libro di Rocca ci esorta a capire il tempo presente attraverso il pensiero di uno dei filosofi più significativi”, Saffioti ha sottolineatro che “Kierkegaard è il testimone del dovere etico di dire il vero”, Thermes s’è invece posta il quesito “perché oggi leggere, studiare, approfondire, Kierkegaard?” Ettore Rocca ha concluso, in piedi dinanzi una folla di giovani, di innamorati degli studi filosofici, di curiosi, spiegando che “il pensiero del filosofo danese è tutt’ora attuale: l’uomo kierkegaardiano ha l’angoscia come compagna di viaggio, inseparabile ombra della sua libertà, vive la gioia, ovvero l’essere presente a se stesso nel qui e nell’ora, tende a un Amore assoluto verso il prossimo, lascia a Dio le sue preoccupazioni e la paura della morte, s’interroga su cos’è l’esistenza, virando la propria verso qualcosa che finito non è”.