24\10\2013 – L’ansia può essere definita, come il processo psichico, attraverso il quale l’individuo reagisce a stimoli esterni di pericolo, attivando delle risposte che coinvolgono il corpo e la mente. In condizioni normali, l’ansia potrebbe essere considerata, come una risorsa, poiché spinge l’uomo ad agire. Proviamo a pensare all’ansia per un esame universitario, o per un interrogazione a scuola; questo tipo di ansia, insieme al desiderio di avere una buona prestazione, ci spingerebbe a studiare. Ma quando, cresce e si comincia a percepire perdita del controllo delle proprie emozioni, si avvertono sentimenti d’impotenza o incertezza, si sta entrando nella sfera dell’ansia patologica. A caratterizzarne il quadro clinico sono eccessiva preoccupazione, facile affaticabilità, difficoltà nel concentrarsi, irritabilità, tensione muscolare, difficoltà nell’addormentarsi o mantenere il sonno. Tale vissuto, causa una profonda compromissione della vita quotidiana. Cosa scatena questo stato d’ansia? Che cos’è questa paura che ci spinge ad allontanarci dagli altri, che ci immobilizza e ci rende vulnerabili e terrorizzati ogni qualvolta la sentiamo arrivare? Tra le tante teorie che sono state formulate, vorrei soffermarmi in particolar modo su quella elaborata da Freud nel campo della psicanalisi. Questo perché, ritengo importante capire, non solo i fattori che contribuiscono a mantenere uno stato d’ansia, ma soprattutto cosa si cela dietro cosi tanta sofferenza. Freud, ci ha insegnato che la struttura di personalità umana si divide in tre istanze che possiamo così semplificare: l’Es, è la parte più primitiva della personalità, consiste negli impulsi e nel soddisfacimento immediato dei bisogni; l’Io rappresenta la razionalità, consiste nella presa in considerazione della realtà e in base a questa, decide quale gratificazione degli impulsi deve essere rimandata al momento in cui la situazione è più appropriata; il Super-Io, che consiste, infine, nella morale che viene appresa dai genitori e dalla società e che nel corso della crescita della persona viene interiorizzata. Secondo Freud, l’ansia è il risultato di un conflitto psichico, tra alcuni desideri inconsci sentiti ma giudicati inaccettabili, provenienti dall’Es, che tentano di emergere e le corrispondenti minacce del Super-Io, che generano sentimenti di colpa. Questo conflitto, si manifesta attraverso la sintomatologia dell’ansia. Ansia, quindi, considerata come un chiaro segnale di malessere, vissuto a livello inconscio. Dietro la perdita del controllo, di senso di pericolo imminente, di minaccia, vi è una preoccupazione più profonda che non si ha immediatamente la forza di accettare e di conseguenza vedere. Questo, spiegherebbe perché alcune persone che soffrono d’ansia, non sono in grado di cogliere che cosa li rende ansiosi.Ansia come segnale e sintomo di qualcosa di più nascosto. Alla luce di ciò, dovremmo considerare questo vissuto come la possibilità che la nostra psiche e il nostro corpo ci danno, di capire che qualcosa in noi non è totalmente in ordine e che vi è una situazione irrisolta. E’ evidente, che questa consapevolezza non è chiara alla maggior parte della gente, che considera l’ansia come un malessere generato da una situazione specifica. La psicoterapia, può essere considerata come una profonda risorsa, per migliorare non solo la sintomatologia fisica e psichica che caratterizza uno stato d’ansia, ma per risolvere quel groviglio interiore che si è formato nel tempo. “Di regola, ciò che non si vede, disturba la mente degli uomini assai più profondamente di ciò che essi vedono” –Giulio Cesare.
Dott.ssa Antonella Mento, psicologa